NAPOLI – Apre il 29 giugno al Museo Archeologico Nazionale di Napoli un nuovo percorso espositivo dedicato alla diffusione dei culti orientali nel mondo romano dal titolo “Egitto-Napoli. Dall’Oriente”. L’apertura della nuova sala costituisce la terza tappa del percorso del progetto “Egitto-Pompei”. Questa tappa avvicina il museo partenopeo alla riapertura del 7 ottobre della sezione egizia, ormai chiusa da circa 8 anni.
Lo spazio espositivo ospita una serie di testimonianze del culto di Iside in Campania così come di altri culti orientali con cui il mondo romano “globalizzato” venne a contatto da qualche secolo prima di Cristo, fino alla caduta quasi dell’impero romano. In esposizione oggetti di uso quotidiano con raffigurazioni di divinità quali Mitra, Attis, Cibele, Sabazio, tre incredibili coppe in ossidiana del I sec. a.C di produzione allesandrina scoperte nella Villa San Marco di Stabiae, affreschi con scene di cerimonie isiache provenienti dalla Palestra Grande di Ercolano e dalla nicchia isiaca dei giardini di Giulia Felice a Pompei. Tutto ciò a testimonianza della continua contaminazione tra le diverse religioni. Spiega infatti la curatrice, Valeria Sampaolo, come nella sala al secondo piano del museo, l’allestimento proponga un viaggio nel ”calderone di culture e religioni che Roma tollera fino a che queste non collidono con l’esercizio della sua supremazia. Equilibrio difficile da raggiungere, ad esempio, nella provincia sirio-giudea. Tra gli esempi più forti delle influenze delle religioni orientali sul mondo romano c’è il culto di Cibele, la “Magna Madre” dell’Anatolia che sarà introdotto a Roma insieme a quello di Attis, suo compagno. E in mostra c’è anche “Una raffigurazione di Abazio, figlio di Attis e Cibele, seduto in una mano magica”.