ROMA – Ai misteri di Nazca, la valle del Perù meridionale, dove fiorì la cultura che ha lasciato le celebri piste disegnate nel deserto, continuano ad aggiungersi altri enigmi. Questa volta, l’ultima scoperta è stata portata avanti dall’archeologo bresciano Giuseppe Orefici e riguarda un grande edificio cultuale, che è stato denominato “Tempio Sud”. L’edificio risulta contiguo al “Grande Tempio” del santuario di Cahuachi, dal quale è diviso da un enorme muro senza aperture di circa 13 metri di spessore e alto cinque.
In occasione della 27esima Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto, Orefici ha quindi illustrato l’attuale situazione delle ricerche sul sito dove, fra il 400 a.C ed il 450 d.C, il popolo di Nazca costruì il monumentale santuario. All’epoca il sito monumentale di Cahuachi, era più grande di Roma antica. L’area però, per ragioni ancora da comprendere pienamente, venne abbandonata con sacrifici rituali e doni di addio. L’archeologo ha spiegato che il muro rinvenuto non ha, allo stato attuale, una spiegazione plausibile ma di sicuro non aveva uno scopo difensivo vista anche la sua collocazione.
All’interno del Tempio Sud sono stati inoltre ritrovati cinque enormi vasi, alti oltre due metri e larghi un metro e mezzo. Non si comprende bene cosa potessero contenere, forse resti di sovrani o sacerdoti defunti, ma anche di questo non vi è certezza e, come ha aggiunto l’archeologo, quei resti forse furono portati via dai Nazca durante la lunga cerimonia di addio al santuario.
Certo è che il sito, nonostante le scoperte, risulta ancora fitto di misteri, d’altra parte in assenza di scrittura, gli enigmi non possono che rimanere tali e possono solo essere avanzate ipotesi. Tra queste una riguarda il motivo per il quale i Nazca abbandonarono quel santuario. Secondo Orefici quel popolo dovette sentirsi colpito dalla malevolenza dei suoi Dei. Infatti, tra il 420 e il 450 d.C., si scatenarono nella valle due devastanti alluvioni e un terribile terremoto. Catastrofi che probabilmente indussero la popolazione ad abbandonare l’area, che venne utilizzata comunque come necropoli nei secoli successivi.
Per quanto concerne invece le celebri piste, ha spiegato Orefici che, secondo le datazioni effettuate dagli archeologi in base ai licheni che ci sono cresciuti sopra, indicano una continuità di crescita anche dopo l’invasione dei guerrieri Huari, che si stabilirono nella valle del Nazca e che continuarono appunto a tracciare altre piste con nuove forme. Le piste a differenza dei santuari erano frequentate dalle masse popolari dei fedeli e non solo dalle classi dirigenti.