OLBIA – Sono riemersi a Olbia, in seguito ad alcuni lavori per la posa della rete del gas, una serie di tesori che svelano una parte della storia della città. Gli operai, durante gli scavi, hanno infatti riportato alla luce cinque tombe alla “capuccina” di età romano imperiale, risalenti al II secolo avanti Cristo. Nelle tombe sono state rinvenute ossa, tra cui anche quelle di un bambino e degli orecchini d’oro. Rubens D’Oriano, coordinatore della Soprintendenza dei beni culturali, ha spiegato: “Si tratta di reperti danneggiati da lavori realizzati in passato, ma che rientrano tra i ritrovamenti che ci si aspetta di trovare all’interno della Necropoli di Olbia”.
L’area, infatti, si trova a poca distanza dal sito archeologico di San Simplicio, scoperto nel 2011 quando iniziarono i lavori per la realizzazione dell’Urban Center. Le ruspe all’epoca portarono alla luce, a pochi metri dalla basilica di San Simplicio, un tesoro fatto di anfore greche, arredi funerari, una fornace per la calce e i resti del luogo di culto dedicato alla dea Cerere romana. Attualmente questi reperti si trovano esposti all’interno del museo allestito sotto la basilica. Come sottolineato da D’Oriano si tratta di un sito che presenta una stratificazione di presenze che percorre il periodo che va dal fenicio a quello greco, passando per il periodo punico e romano.
Ma questa non è stata la sola scoperta. Infatti sempre durante gli stessi lavori, sono venute alla luce anche mura di cinta dell’antica città di Olbia, costruite intorno al 330 a.C., nel periodo della fase cartaginese. Questo rinvenimento è ancora più datato rispetto a quello delle cinque tombe di età romano imperiale. E sempre Rubens D’Oriano spiega a tal proposito: “Ci sono indizi per pensare che nelle mura sia stato praticato un varco in età romana, quando ormai nel Mediterraneo pacificato dopo l’imperatore Augusto una città come Olbia non aveva più necessità di un circuito di difesa. Dal varco probabilmente passava una strada”.