ROMA – Anche questa volta ha scelto il suo profilo Instagram da nove milioni di followers, per dire la sua sugli avvenimenti che stanno sconvolgendo l’America di Trump. L’artista di Bristol, di cui si è appena inaugurata a Palazzo dei Diamanti a Ferrara la mostra Un artista chiamato Banksy, torna a farsi sentire e questa volta lo fa con un’opera che raffigura il ritratto di un uomo nero, dai tratti irriconoscibili, sotto una bandiera americana in fiamme. Un riferimento immediato al pestaggio e all’uccisione di George Floyd, a Minneapolis, che ha dato il via ad una sanguinosa scia di proteste e repressioni.
“Prima ho pensato che avrei dovuto restare in silenzio e ascoltare la gente di colore sulla questione – scrive l’artista sul suo profilo sotto l’immagine dell’opera – Ma perché avrei dovuto farlo? Questo non è un loro problema, è mio. La gente di colore è stata delusa dal sistema. Il sistema bianco. Come un tubo rotto che allaga l’appartamento delle persone che vivono al piano di sotto. Questo sistema fallace sta rendendo la loro vita una miseria, ma non è il loro lavoro ripararlo. Non possono: nessuno li lascerà salire nell’appartamento di sopra. Questo è un problema bianco. E se la gente bianca non lo risolve, qualcuno dovrà venire di sopra e prendere a calci la porta per entrare”.
Non è la prima volta che Banksy si schiera contro la violenza della polizia americana a danno delle minoranze. Nel 2011, al MOCA di Los Angeles, aveva esposto un’opera che raffigurava il pestaggio di Rodney King che nel ’91, aveva provocato un’altra ondata di protesta e scatenato una rivolta costata decine di morti e migliaia di feriti. In quel caso però, Banksy non aveva realizzato un omaggio alla vittima delle violenze, ma aveva preferito raffigurare, alla sua maniera, la scena incriminata così come era stata ripresa dalla videocamera di un cittadino testimone per caso. In questo caso, invece, Banksy propone una sorta di omaggio alla questione del razzismo e delle sue implicazioni alla vita sociale di tutti, bianchi e neri. Ma soprattutto sembra voler richiamare l’attenzione di tutti alla necessità di essere non solo testimoni ma anche attivamente partecipi dei fatti. Non un problema dei neri, dice infatti, ma un problema dei bianchi. E se i bianchi non sapranno risolverlo, saranno guai per tutti non solo per i neri.