VENEZIA – Un grande labirinto senza direzioni, dove lo spettatore può scegliere il suo percorso, così Milovan Farronato ha immaginato il Padiglione Italia, inaugurato il 10 maggio nell’ambito della58esima Esposizione Internazionale d’Arte. “Né altra Né questa: la sfida al Labirinto” è il titolo del progetto e tre sono gli artisti invitati in questa “sfida” con lavori inediti e storici: Enrico David (Ancona, 1966), Chiara Fumai (Roma, 1978- 1917) e Liliana Moro (Milano, 1961).
“Vi auguro di navigarlo, non di perdervi – ha detto Farronato – Lasciatevi guidare dal vostro intuito e dalla vostra curiosità. Se riuscirete a dimenticarvi della necessità di trovare una via d’uscita forse riuscirete a godere anche di un tempo che si dilata”.
Il ministro Bonisoli, intervenendo all’inaugurazione, ha ringraziato il Presidente della Biennale, Paolo Baratta, “per il disegno complessivo della Biennale, che la mette ad un livello internazionale di cui il nostro Paese ha bisogno”.
Commentando il Padiglione, Bonisoli ha affermato: “Mi piace l’idea del labirinto e il dialogo tra le opere d’arte che, quando le vedrete, saprete che hanno diverse cronologie. Alcune cose son fatte adesso, altre fatte in altri periodi, ma stimolano domande. Mi è piaciuto l’allestimento e le luci, ne viene fuori un’esperienza molto ricca”. “E’ un vero e proprio labirinto – ha sottolineato il ministro – si può entrare in un modo o in un altro”.
Riguardo la presenza tra le opere esposte in Biennale del barcone dove nell’aprile 2015 persero la vita circa 800 migranti a largo del canale di Sicilia, Bonisoli ha detto: “Ho trovato un’occasione di provocazione e anche un’occasione di riflessione. Davanti ad alcune opere d’arte, davanti ad alcuni luoghi ci si pongono delle domande. L’arte contemporanea deve dare questa possibilità di farsi delle domande, poi ognuno troverà delle risposte. Ecco la bellezza dell’arte contemporanea”.
Il Padiglione è stato apprezzato anche dal sindaco Brugnaro, in particolare per la possibilità di scoprirsi, di ribaltare i punti di vista, in tanti modi. “Questo concetto vale per qualsiasi aspetto: bisogna sapersi mettere anche nelle posizioni degli altri. L’arte ci insegna ad ascoltare, a capire e ad arrivare a delle conclusioni”.
La mostra sarà accompagnata da un programma diattività educative rivolto ai giovani studenti delle accademie e delle scuole di ballo, promosso dalla Direzione Generale arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del Mibac, che si articolerà in un ciclo di appuntamenti, curati da Milovan Farronato, Stella Bottai e Lavinia Filippi, ospitati all’interno del padiglione.