BRUXELLES – Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini è intervenuto a Bruxelles all’incontro “I caschi blu della cultura: ruolo e visione dell’Italia” nell’Aula Aldo Moro dell’Edificio Altiero Spinelli del con la partecipazione, tra gli altri, del Commissario Europeo per l’Istruzione e la Cultura Tibor Navracsics, dei Vice Presidenti del Parlamento Europeo Antonio Tajani e David Sassoli, del Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo Silvia Costa e del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette.
Presentando l’Italia come capofila europeo e internazionale nella difesa del patrimonio culturale mondiale Franceschini ha sottolineato: “Era difficile pensare che avremmo iniziato un secolo nuovo avendo a che fare con un tema così vecchio, che sembrava superato nella storia dell’umanità, quale la distruzione dei simboli della cultura”. Invece, ha lamentato Franceschini, il fenomeno c’è ed è anche più problematico del passato. Una volta “avevamo distruzione dei simboli della cultura per guerra, e quindi per inevitabile incidente”. Adesso, invece, “la distruzione avviene non per incidenti di guerra, ma perché i luoghi della cultura vengono distrutti volutamente in quanto identificati come espressione di una civiltà diversa”.
Franceschini ha spiegato come l’Italia, prima in Italia e nel mondo, abbia voluto costituire un corpo speciale all’interno dell’arma dei carabinieri, per dare il contributo alla causa. Ufficiali specializzati appartenenti al Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale che potranno essere impiegati sotto egida Unesco, con compiti di stima dei danni, pianificazione di operazioni e misure di salvaguardia del patrimonio culturale minacciato, supervisione tecnica e formazione volte a garantire adeguato supporto agli attori coinvolti in tali azioni, prestando assistenza nella messa in sicurezza dei beni culturali contrastandone il saccheggio ed il traffico illecito. Franceschini ha garantito: “Saremo pronti a intervenire quando l’Unesco ce lo chiederà”. Il ministro si è detto “orgoglioso” dell’esempio offerto dall’Italia. “Se il patrimonio è dell’umanità è giusto che sia la comunità internazionale a mobilitarsi al di là delle proprietà giuridica di un singolo stato o di un ente”.