MILANO – Nato a Cameri, in provincia di Novara, il 10 agosto 1927, Vittorio Gregotti è stato uno dei padri della moderna architettura italiana. Laureato in architettura nel 1952 al Politecnico di Milano inizia la sua carriera collaborando con la rivista “Casabella”, della quale diviene direttore nel 1982. Fonda nel 1974 lo studio professionale Gregotti Associati International, che progetta opere in oltre venti paesi in Europa, America, Africa, Medio Oriente e Asia.
Gregotti insegna in diverse università italiane, europee e statunitensi. Tra le sue opere più recenti si ricordano: ”Una lezione di architettura” (2009), “Tre forme di architettura mancata” (2010), “Architettura e postmetropoli” (2011) e “Il sublime al tempo del contemporaneo” (2013).
Il grande architetto è però soprattutto noto per la realizzazione del quartiere Zen di Palermo,(Zona Espansione Nord) quartiere di edilizia popolare nato in seguito a un concorso di progettazione bandito dallo Iacp per le aree d’espansione, vinto nel 1969 da Gregotti.
Un progetto tanto famoso quanto controverso e criticato, quello realizzato da Gregotti, al punto che l’architetto Massimiliano Fuksas ne proporrà la demolizione. Gregotti, tuttavia, giustificò sempre il fallimento del progetto con la sua mancata ultimazione a causa delle infiltrazioni mafiose.
In seguito alla sua scomparsa, in molti hanno espresso oggi il loro cordoglio a partire dal ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, che in una nota afferma: “Con profonda tristezza apprendo della scomparsa del professor Vittorio Gregotti. Un grande architetto e urbanista italiano che ha dato prestigio al nostro paese nel mondo. Mi stringo alla famiglia in questa triste giornata”.
“Se ne va, in queste ore cupe, un Maestro dell’architettura internazionale – scrive l’architetto milanese Stefano Boeri su Facebook – un saggista, critico, docente, editorialista, polemista, uomo delle istituzioni, che – restando sempre e prima di tutto un architetto – ha fatto la storia della nostra cultura. Concependo l’architettura come una prospettiva: sull’intero mondo e sull’intera vita. Che grande tristezza”.
Mentre la Triennale di Milano, presieduta da Boeri,ricorda “con affetto Vittorio Gregotti. Nella sua lunga carriera ha partecipato a numerose Esposizioni Internazionali, tra cui la XIII Triennale del 1964 per cui ha curato la sezione introduttiva con Umberto Eco. Nel 2012 Triennale gli ha conferito la Medaglia d’Oro alla carriera”.
Cordoglio espresso anche da Pirelli. “Con Vittorio Gregotti – sottolinea Marco Tronchetti Provera, Vice Presidente Esecutivo e Ceo – scompare uno dei grandi protagonisti dell’architettura del Novecento, che ha contribuito a cambiare anche il volto di Milano, proiettandola in una dimensione internazionale. A lui si deve, tra l’altro, la progettazione e la riqualificazione dell’area Bicocca e dell’Headquarters Pirelli, uno dei migliori esempi di riconversione industriale. Il mio pensiero più affettuoso va alla sua famiglia”.
“Con profonda tristezza – afferma Beppe Sala, sindaco di Milano – salutiamo Vittorio Gregotti, uno dei nostri più grandi architetti e ambasciatori nel mondo. Milano gli deve moltissimo, dalla prima sala realizzata alla Triennale nel 1951 fino al quartiere Bicocca da lui interamente riprogettato. Grazie di tutto”.
Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’assessore, Stefano Bruno Galli, a nome di tutta la giunta esprimono il loro cordoglio e propongono “che gli sia intitolato al più presto un edificio che aveva progettato”. “Ci impegniamo – continuano Fontana e Galli – anche a far realizzare una mostra che ricordi le sue opere in tutto il mondo, perché i giovani possano studiarlo e conoscerlo ancora meglio”.
Nel mondo lo ricordano per capolavori come il centro culturale Belem di Lisbona o il quartiere Pujiang a Shangai o ancora gli stadi di Barcellona e di Genova. “Gregotti era un artista che sapeva coniugare la bellezza e il futuro alla concretezza e alla fruibilità nel presente, un architetto che disegnava opere per le città e per la gente, per viverle quotidianamente. Lo ricorderemo come merita”, concludono infine.