MILANO – Il volume Cristo e l’impronta dell’arte (Editore Skira) di Demetrio Paparoni si concentra in maniera molto approfondita sull’indagine del “divino” nella storia dell’arte. Partendo dal passato in cui dipinti e sculture di soggetto religioso rappresentavano le più numerose committenze per gli artisti, Paparoni mette in evidenza come già dalla seconda metà dell’Ottocento la rappresentazione di Cristo tenda invece a sottrarsi alla narrazione religiosa per diventare metafora della sofferenza umana. A tal proposito vengono citate dall’autore le crocifissione diJames Ensor, Lovis Corinth, Max Beckman, Marc Chagall. Sono anche proposti insoliti accostamenti, come quello tra la Sindone e le impronte del corpo umano realizzate su tela da Yves Klein. Viene inoltre dedicata particolare attenzione anche al modo in cui la figura di Cristo è proposta nell’arte contemporanea cinese. Sulla stessa copertina del libro infatti è riprodotto un recente dipinto di Yue Minjum, ispirata alla Deposizione dalla Croce di Rosso Fiorentino, in cui la croce è però svuotata da presenza umana, rimanendo come puro simbolo.
La ricchezza dei riferimenti espressi nel libro spazia da Matthias Grunewald ad Anish Kapoor, da Sebastiano del Piombo ad Andy Warhol, da Hans Holbein a Marlene Dumas, da El Greco a Georges Rouault, per arrivare a Keith Haring e Jean-Michel Basquiat.