MILANO – Si è spento all’età di novant’anni lo scultore giapponese, naturalizzato italiano, Kengiro Azuma. L’artista è morto a Milano nella notte tra venerdì 14 e sabato 15 ottobre. Nato sull’isola di Honshu da una famiglia di artigiani del bronzo, nel 1926, a soli 17 anni diventa pilota-kamikaze nella marina, durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo la laurea a Tokyo, nel 1956 ottiene una borsa di studio dal governo italiano e si trasferisce in Italia. Comincia i suoi studi all’Accademia di Brera dove diventa allievo di Marino Marini e in seguito suo assistente.
L’incontro con Marini sarà fondamentale per la sua arte che diventa una sintesi dell’arte Zen e della lezione oltre che di Marini anche di Lucio Fontana.
Nel 1962 partecipa al V Festival dei Due Mondi a Spoleto. Da allora le sue sculture prendono il nome di “mu” e sono seguite da un numero, intero per le sculture e 0 per i rari dipinti eseguiti. Mu e Yu sono i capisaldi del suo pensiero, nella cultura Zen essi rappresentano gli opposti, il vuoto e il pieno, l’infinito e il finito, la nascita e la morte, lo spirito e la materia, l’uomo e la donna.
Tra il 1980 e il 1990 è stato docente della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Tra le sue ultime opere quella donata lo scorso anno alla città di Milano, dal titolo “MU141: La vita infinita” una scultura, in bronzo alta 4 metri, che è stata collocata all’ingresso del Cimitero degli Acattolici.