Il mondo silenzioso e poetico di Casorati, tra straordinari capolavori, influenze metafisiche e il suo legame con Milano
MILANO – Dopo più di tre decenni dall’ultima grande retrospettiva a Milano, Felice Casorati torna protagonista a Palazzo Reale con una mostra che ripercorre l’intera parabola artistica di uno dei più raffinati e originali interpreti del Novecento italiano. Dal 15 febbraio al 29 giugno 2025, l’esposizione, curata da Giorgina Bertolino, Fernando Mazzocca e Francesco Poli, riunisce oltre cento opere, tra dipinti, sculture, grafiche e scenografie.
“La grande antologica di Palazzo Reale – spiega Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano – raccoglie numerosi capolavori già esposti alla Biennale di Venezia del 1952. Entrambe le esposizioni si aprono con il giovanile Ritratto della sorella Elvira, un’opera che segnò l’esordio pubblico di Casorati e suscitò subito opinioni contrastanti. Questo dipinto rappresenta un ideale punto di partenza per esplorare l’universo artistico di Casorati, che, come alla Biennale, si sviluppa a Palazzo Reale lungo un arco cronologico che va dal 1907 ai primi anni Cinquanta. L’esposizione offre così l’opportunità di riscoprire un artista unico, indipendente e poliedrico, formatosi inizialmente come musicista e attivo anche come scultore, scenografo e costumista per il teatro d’opera“.
Il legame tra Casorati e Milano
Se Torino è stata la città della sua maturità artistica, Milano ha rappresentato per Casorati un punto di riferimento fondamentale. Nella capitale lombarda l’artista si è confrontato con le avanguardie europee e ha trovato uno spazio privilegiato per esporre il proprio lavoro, sin dagli anni Venti. La sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1924 e alle rassegne milanesi del Novecento hanno sancito la sua posizione tra i maestri della modernità, mentre il sodalizio con il mecenate Riccardo Gualino e l’ambiente culturale meneghino hanno contribuito a consolidarne la fama.
Un percorso cronologico in 14 sale
La mostra si snoda attraverso 14 sezioni, seguendo l’evoluzione stilistica dell’artista dagli esordi simbolisti fino agli ultimi lavori degli anni Cinquanta. Si parte dai primi capolavori giovanili, come Ritratto della sorella Elvira (1907) e Le ereditiere (1910), opere ancora legate a un verismo intenso e intimista, per poi entrare nel periodo simbolista e secessionista, segnato dall’influenza dell’ambiente veneziano di Ca’ Pesaro e dall’amicizia con Gino Rossi, Arturo Martini e Ubaldo Oppi.
Con il trasferimento a Torino nel 1919, dopo la morte del padre, Casorati inaugura una stagione di grande rigore formale e introspezione psicologica. È in questo periodo che nascono capolavori come Una donna (L’Attesa), Un uomo (Uomo delle botti) e Bambina (Ragazza con scodella), dipinti che saranno eccezionalmente esposti insieme per la prima volta dal 1964. A questi si affianca Colazione, imponente rappresentazione di un gruppo di donne raccolte in un silenzio sospeso, testimone del lutto e delle privazioni del dopoguerra.

Negli anni Venti, Casorati sviluppa un linguaggio sempre più essenziale e metafisico, come dimostra Silvana Cenni (1922), ritratto di un’inquietante solennità ispirato alla pittura quattrocentesca. A questo periodo appartiene anche la celebre Conversazione platonica (1925), dipinto che viaggiò in Europa e negli Stati Uniti, diventando un’icona dell’arte italiana del periodo. In mostra, torna visibile dopo molti anni lo straordinario Annunciazione (1927), opera sospesa tra classicismo e modernità, esposta solo raramente in pubblico.
Gli anni Trenta e Quaranta vedono un progressivo ammorbidimento delle forme e un rinnovato interesse per la figura femminile e la natura morta. Tra le opere di questo periodo spiccano Donne in barca (1933) e Le sorelle Pontorno (1937), caratterizzate da atmosfere rarefatte e introspezione psicologica.
Scrive Domenica Piraina, Direttore Cultura e Direttore del Palazzo Reale di Milano: “Freddo, cerebrale, passatista, inattuale, accademico»: sono alcuni giudizi che i «candidissimi detrattori» – così Casorati definiva, con il tratto signorile che lo caratterizzava, coloro che disistimavano la sua opera – esprimevano sull’arte sua; e ancora lo definivano «un orditore diuna pittura separata dalla vita e di forma vuota». Altri invece, soprattutto tra studiosi di arte antica, riallacciavano l’identità pittorica casoratiana al numerus, alla mensura e al pondus, vale a dire alle stesse modalità con le quali, come è scritto nel Libro della Sapienza, è avvenuta la creazione divina del mondo“.
L’arte totale: scenografia e musica
Casorati non fu solo pittore, ma anche scenografo raffinato, collaborando con il Maggio Musicale Fiorentino, l’Opera di Roma e la Scala di Milano. La mostra dedica una sezione ai suoi bozzetti teatrali, provenienti dagli Archivi storici della Scala, offrendo uno spaccato inedito sulla sua visione artistica, in bilico tra pittura e palcoscenico.
L’esposizione è resa possibile grazie a prestiti da prestigiose istituzioni italiane, tra cui la GAM di Torino, il Museo del Novecento di Milano, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e il Mart di Rovereto, oltre a importanti collezioni private. La mostra è promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Marsilio Arte, in collaborazione con l’Archivio Casorati.
Vademecum
CASORATI
Milano, Palazzo Reale
Dal 15 febbraio al 29 giugno 2025
https://www.palazzorealemilano.it