FIRENZE – Dal 6 luglio al 3 ottobre 2021, le Gallerie degli Uffizi di Firenze ospitano la mostra “Alberi in versi” di Giuseppe Penone. In rassegna un nucleo di oltre trenta opere, tra sculture, installazioni, disegni e incisioni, disseminate lungo il percorso della Galleria, che ripercorre i temi cari all’artista e allo stesso tempo costituisce un omaggio a Dante nei settecento anni dalla morte.
“L’arte di Penone – ha spiegato il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, presentando la mostra – invita a una riflessione filosofica sulla natura del Tempo. Le opere dell’artista evocano i processi di crescita lunghi e lenti degli alberi e del mondo vegetale e pars pro-toto si configurano come un intervento e una traccia creativa dell’umanità nell’ambiente che ci circonda”.
L’albero è, infatti,uno dei temi centrali nel lavoro di Penone, archetipo della scultura e insieme materia viva, simile a quella del corpo umano. L’artista ha tuttavia scelto le piante come comune denominatore di un’indagine sul rapporto ambivalente tra interno-esterno, positivo-negativo, umano-vegetale, arte-natura.
Al principio di “inverso” sono strettamente legate anche le tecniche utilizzate dall’artista, il calco e l’impronta.
Il percorso espositivo è stato scelto dall’artista e prende avvio con opere della fine degli anni Sessanta. In “Continuerà a crescere tranne che in quel punto” (1968-1978) è già presente il tema del rapporto uomo-natura e del concetto di tempo dichiarato nella scultura attraverso espedienti figurativi. Un esempio paradigmatico dell’inverso, lo specchio, è al centro di “Rovesciare i propri occhi” (1970), dove il visibile si arresta sulla soglia dello sguardo dell’artista, riflesso sui suoi occhi resi temporaneamente ciechi da lenti specchianti.
Anche la pelle è organo di contatto per eccellenza, è lo spazio dove si generano in forma di impronta le più democratiche tra le immagini, che tutti producono e che riconducono l’uomo alla materia e alla natura, come quelle trasformate in mappe sensoriali i cui punti nevralgici si rovesciano verso lo spettatore nelle grandi “Spine d’acacia” (2006-2014).
Il tema dell’epidermide offre anche l’occasione di mettere l’opera di Penone in dialogo con due statue dell’antichità romana che si trovano all’inizio del corridoio di Ponente degli Uffizi, raffiguranti ciascuna Marsia scorticato: privato della pelle il corpo perde ogni confine, mentre la pelle svuotata del corpo diventa spazio virtuale. Vicino ad esse l’artista ha voluto collocare “Pensieri di foglie” (2014) dove, con allusione alla somiglianza tra esseri umani e mondo vegetale, un’immagine antropomorfa è coperta da un abito di foglie che la avvolge come un manto.
La grande scultura in bronzo intitolata “Artemide” (2019) è un doppio calco di un albero che mostra insieme l’interno e l’esterno, il vuoto e il pieno, con protuberanze simili a mammelle, come nell’Artemide di Efeso, cui in effetti fa riferimento il titolo.
La mostra non si limita allo spazio del museo fiorentino ma si apre all’esterno del museo. In piazza Signoria è esposto “Abete”, una monumentale installazione di acciaio e bronzo di oltre 22 metri, inaugurata lo scorso 25 marzo, in occasione del Dantedì.
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