FIRENZE – Ci vorranno circa un paio di anni per l’allestimento del Museo delle Carrozze, che nascerà nel Bastione settentrionale del Palazzo, sotto il teatro del Rondò di Bacco, le cui grandi pietre di rivestimento sono state pulite e consolidate solo pochi mesi fa, per la prima volta dalla seconda guerra mondiale. Le Scuderie di Palazzo furono realizzate verso la fine del ‘700 dai Granduchi della casata Asburgo-Lorena che volevano una serie di ambienti adatti ad ospitare le carrozze della casa granducale ed i relativi cavalli, per i quali furono approntati degli eleganti stalli che già da soli riescono ad evocare i fasti raggiunti dall’equitazione lorenese.
Dopo la partenza dei Lorena nel 1859, nel periodo di Firenze capitale, tra il 1865 e il 1870, per le Scuderie Reali fu costruito un edificio nuovo dalle parti di Porta Romana, e gli spazi sotto il Rondò di Bacco diventarono a poco a poco un magazzino.
Prima dell’inizio ufficiale dei lavori di ristrutturazione e restauro è iniziato lo sgombero dei materiali. Si tratta di ambienti maestosi e come evidenzia il direttore Eike Schmidt “bellissimi, che offriranno ai visitatori l’opportunità di apprezzare un nuovo straordinario museo dedicato alla collezione di carrozze storiche, nel quale saranno collocate anche opere d’arte prestigiose collegate all’argomento, come il fastoso dipinto del ‘Corteo del carro carnevalesco del principe Giovan Battista Borghese per la mascherata del giovedì grasso del 1664’ di Johann Paul Schor, acquistato all’ultima Biennale dell’Antiquariato di Palazzo Corsini nel 2017 a Firenze”.
Le prime fasi dei lavori sono guidate da Alessandra Griffo, curatrice della collezione degli arazzi, degli appartamenti imperiali e reali di Palazzo Pitti, curatrice della pittura del Settecento, e responsabile del futuro Museo delle Carrozze.
Spiega la curatrice: “Qui si trova di tutto, dai reperti strettamente collegati alle carrozze ai materiali dismessi del teatro del Rondò di Bacco che visse il suo momento di prestigio nel panorama cittadino tra il 1975 e i primi anni ’80, dai materiali accumulati anche da chi abitava negli appartamenti afferenti al complesso di Pitti ai reperti lapidei, la cui natura ed origine sono ancora incerte, e che verranno ora spostati in ambienti più idonei per la loro conservazione e catalogazione”.