FIRENZE – Firenze celebra i 70 anni dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria con una mostra e tre giornate di studi, proponendo una riflessione sul presente attraverso l’analisi delle origini dell’umanità. L’iniziativa, che si svolge tra il Museo di Antropologia e Etnologia e il Museo Archeologico Nazionale, consente di esplorare il rapporto tra l’uomo e l’ambiente fin dall’epoca preistorica.
L’uomo e il clima: una sfida antica e attuale
Come hanno affrontato i nostri antenati i cambiamenti climatici e le condizioni atmosferiche estreme migliaia di anni fa? Questa domanda guida le iniziative organizzate a Firenze dall’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, riconosciuto dal Ministero della Cultura e del Ministero dell’Università e della Ricerca per lo studio del passato remoto dell’umanità. L’obiettivo è quello di indagare le strategie adattative e le innovazioni tecnologiche sviluppate dall’umanità per fronteggiare le sfide ambientali, dimostrando come queste abbiano contribuito al progresso culturale ed economico.

La mostra: “170.000 anni fa a Poggetti Vecchi. I Neanderthal e la sfida del clima”
La mostra, che inaugura il 24 ottobre, è dedicata alla scoperta del sito preistorico di Poggetti Vecchi, in Toscana, dove sono stati rinvenuti i più antichi strumenti in legno lavorato mai trovati in Italia. Questo eccezionale sito, risalente a 170.000 anni fa, custodisce i resti di una fauna ormai estinta, come antichi elefanti alti fino a 4 metri. Le scoperte dimostrano l’adattamento dell’uomo a un ambiente in cambiamento, durante il periodo della penultima glaciazione.
L’esposizione è suddivisa in due sezioni: quella a Palazzo Nonfinito, dove i visitatori possono esplorare ricostruzioni ambientali, tecnologie digitali e copie 3D degli strumenti lignei, e quella al Museo Archeologico Nazionale che presenta alcuni manufatti originali, mai esposti prima a causa della loro fragilità.
Il convegno: “Rischio e risorsa. La risposta delle comunità preistoriche alle sfide ambientali”
Dal 24 al 26 ottobre, oltre 200 studiosi si riuniranno al Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze per discutere del rapporto tra le comunità preistoriche e l’ambiente.
Ricostruire la storia del rapporto tra comunità umane e ambiente, pur in assenza di fonti scritte, è possibile grazie all’approccio multidisciplinare dell’archeologia preistorica. Oltre allo studio dei siti di scavo e dei manufatti, si utilizzano tecniche scientifiche come la geoarcheologia, l’archeobotanica e l’archeogenetica per analizzare reperti, pollini, resti animali e DNA antico, ricostruendo così ecosistemi e trasformazioni umane.

Il convegno affronterà casi di adattamento e collassi culturali, come quello delle Terramare nella Pianura Padana, dove una crisi climatica, tra il 1200 e il 1150 a.C., e l’eccessivo sfruttamento dei suoli portarono al crollo economico e sociale. Questo esempio dimostra come le conseguenze dei cambiamenti climatici siano strettamente legate ai modelli economici e all’uso del territorio, una lezione attuale anche per il presente.
Bernabò Bocca, Presidente della Fondazione CR Firenze, ha sottolineato l’importanza delle ricerche dell’Istituto per comprendere le emergenze climatiche attuali. Daniele Federico Maras, direttore del Museo Archeologico, ha evidenziato l’opportunità unica per il pubblico di esplorare i reperti del passato e riflettere sull’adattamento umano alle sfide ambientali. David Caramelli, direttore del Dipartimento di Biologia, ha parlato dei progressi nella lettura dei genomi antichi per comprendere meglio le risposte biologiche dei nostri antenati ai cambiamenti climatici.
Vademecum
Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria
via della Pergola 65, Firenze
T +39 055 2340765