PESCARA – Aveva contraffatto oltre 300 opere della serie “Frattali” di Michelangelo Pistoletto, il gallerista abruzzese, Cesare Manzo, che per questo reato è stato condannato dal Tribunale di Pescara a 2 anni e 2 mesi di reclusione.
La condanna segue l’attività investigativa, iniziata nel 2014, dopo la denuncia presentata da Pistoletto al Nucleo Carabinieri Tutela patrimonio culturale di Torino, nella quale l’artista biellese segnalava la presenza sul mercato di numerose opere, evidentemente false.
Le indagini hanno accertato che in commercio circolavano oltre 500 opere contraffare. Il gallerista corredava i falsi lavori con apocrife dichiarazioni di autenticità. Ed è stato proprio questo dettaglio a permettere agli inquirenti di individuare Manzo, noto in Abruzzo per avere organizzato negli anni ’90 numerosi eventi promozionali delle opere di Pistoletto e, in particolare, per avere allestito, il 28 settembre 2000, la mostra dedicata alle opere della serie “Frattali”.
Come ricostruito dai carabinieri, il gallerista, approfittando della fiducia del maestro, aveva appreso alcune delle tecniche di creazione, realizzando le opere false. Di queste ne sono state individuate 356, acquistate in oltre un ventennio attraverso varie gallerie, case d’asta e siti internet di settore, per un valore economico superiore a 1 milione e mezzo di euro.
Sono 115 le opere poste sotto sequestro, come pure i timbri utilizzati per la realizzazione delle false dichiarazioni di autenticità. Al maestro Pistoletto, che si è costituito parte civile nel processo di Pescara, è stato riconosciuto il diritto all’integrale risarcimento, per il danno morale e d’immagine. Le 115 opere sequestrate dai carabinieri, quando la sentenza di condanna sarà definitiva, verranno distrutte o restituite a chi le ha acquistate.
Pistoletto si è detto sorpreso rispetto a quanto accaduto poiché “con questo gallerista c’era un rapporto di fiducia”. “Con il gallerista – ha specificato l’artista – avevo fatto delle cose interessanti ma purtroppo non ho numerato i ‘Frattali’ che poi lui ha falsificato”.Il maestro ha quindi concluso: “l’arte è un’espressione della società ed è molto grave che i contraffattori ne approfittino per speculare”.