TORINO – La Fondazione Ferrero di Alba accoglie “Giuseppe Penone. Impronte di luce”, un’ampia antologica dedicata a uno dei maggiori protagonisti dell’arte contemporanea internazionale. Curata da Jonas Storsve in collaborazione con l’artista, l’esposizione è stata concepita per gli spazi della Fondazione e comprende oltre cento opere, alcune delle quali esposte in Italia per la prima volta.
Un percorso tra le opere e la natura
Il tema centrale dell’esposizione è l’impronta, elemento simbolico che caratterizza l’opera di Penone (Garessio, 1947) fin dagli anni Sessanta. L’artista utilizza questo motivo per esplorare il rapporto tra l’essere umano e la natura, reinterpretando il contatto tra superfici come espressione di un dialogo profondo con l’ambiente circostante.
La mostra si articola in nove sezioni che ripercorrono la carriera dell’artista, partendo dai suoi primi lavori.
La prima sala introduce l’idea della crescita naturale, rappresentata in opere come Alpi Marittime – Continuerà a crescere tranne che in quel punto (1968-1978) e Albero libro (2019).
Il viaggio prosegue con una sezione dedicata alla fotografia, tra cui Svolgere la propria pelle – 10 giugno 1970 (1970) e la serie Coincidenza di immagini (1971), dove il braccio dell’artista è riprodotto a grandezza naturale. Sopra la foto, una striscia di carta ritagliata riporta l’impronta delle dita e del braccio, realizzata con inchiostro, creando una perfetta sovrapposizione. Le sperimentazioni grafiche includono opere come Continuerà a crescere tranne che in quel punto (1968) e Sento il respiro della foresta (1968).
La terza sala ospita la serie di sculture Avvolgere la terra – il colore nelle mani (2022), dove l’artista modella un pezzo di argilla tra le mani, lasciando l’impronta del gesto attraverso il colore. Successivamente, le installazioni come Spine d’acacia – occhio (2014) utilizzano spine d’acacia per creare immagini che evocano parti del corpo umano, come occhi e labbra.
Il contatto tra uomo e natura continua nella quinta sala, con opere a matita e inchiostro come In punta di spine la sensibilità della pelle (2001) e acquerelli come Pelle di foglie. Sguardo all’orizzonte da terra (2004).
La sesta e la settima sala presentano sculture monumentali, tra cui Pensieri di foglie (2014) e Soffio (1978), evidenziando l’uso di materiali vari come bronzo, pietre di fiume, marmo bianco di Carrara e terracotta.
Infine, l’ottava e la nona sala sono dedicate alla serie Impronte di luce (2022), esposta per la prima volta in Italia. Le opere, realizzate con olio su tela, evocano il Modulor di Le Corbusier e raffigurano forme che richiamano il corpo umano, basate su ingrandimenti delle mani dell’artista.
L’incontro finale nel giardino della Fondazione
Il percorso espositivo culmina nel giardino della Fondazione Ferrero, dove le opere “Equivalenze” (2016) e “Gesti vegetali” (1983) accolgono i visitatori, offrendo una conclusione immersiva in cui natura e arte si fondono.
Il progetto espositivo è arricchito da un catalogo illustrato pubblicato da Skira, che raccoglie le immagini di tutte le opere esposte e include saggi dell’artista e del curatore, insieme ai contributi di Jean-Christophe Bailly, Olivier Cinqualbre, Carlo Ossola e Francesco Guzzetti, quest’ultimo responsabile del coordinamento scientifico della mostra.