ROMA – Si chiama GRAArt il progetto promosso da Anas, per valorizzare le infrastrutture di una delle arterie più importanti del Paese. Un progetto diffuso di riqualificazione a cui hanno aderito dieci Urban Artist internazionali, guidati da David Diavù Vecchiato. Sono state quindi realizzate dieci opere ispirate al mito della Città Eterna su sottopassi e rampe di questo anello stradale.
Il progetto rappresenta un percorso ideale che lega centro e periferia, un tour da percorrere a tappe che sovrappone vicende della Roma antica a quella della Roma moderna. Le aree interessate sono: Torrino Mezzocammino (via Luigi Guglielmi), Gregna di Sant’Andrea (via Lucio Mariani), Romanina (via Pietro Rosano), Tor Vergata (via della Sorbona), Prenestina (via Collatina), La Rustica (via Damone), Ottavia (via Casorezzo), Trionfale (via Casal del Marmo), Boccea (via di Boccea), Aurelia (via Aurelia). I murales di GRAArt ripercorrono il mito di Roma per mano di artisti internazionali e si avvalgono della consulenza della scrittrice di best-seller ambientati nella Capitale, Ilaria Beltramme. Tutti i dipinti realizzati rappresentano miti, leggende ed aneddoti legati alla città di Roma.
L’iniziativa è partita da un’idea di David Diavù Vecchiato, esponente di spicco dell’Urban art in Italia e fondatore di MURo (il Museo di Urban Art di Roma) e ha ricevuto il patrocinio del Mibact. Il progetto è stato infatti presentato il 6 marzo dal Ministro Dario Franceschini, dal presidente di Anas Gianni Vittorio Armani, dal responsabile del Brand e Immagine di Anas, Claudio Arcovito e dal direttore artistico David Diavù Vecchiato.
Il presidente di Anas ha dichiarato: “Riteniamo che la strada intrapresa due anni fa che ci ha portato a potenziare la manutenzione, investendo forze e risorse, debba correre parallela a quella della valorizzazione del ruolo delle infrastrutture: non solo dal punto di vista logistico ma anche di veicolo della cultura, dell’arte e del turismo. Ecco perchè Anas ha deciso di dar vita al progetto GRAART, realizzando intorno al Grande Raccordo Anulare di Roma un museo a cielo aperto. Si tratta solo di un primo tassello – ha sottolineato Armani – ma l’idea è quella di replicare l’esperimento anche in altre parti d’Italia”.
“Per un progetto diffuso su tutta la città come GRAArt, che coinvolge aree e quartieri molto diversi tra loro – ha spiegato David Diavù Vecchiato – si è rivelato ideale il metodo curatoriale con il quale da molti anni sviluppo e concretizzo le mie idee sull’arte urbana, sia nelle mie opere che nei diversi progetti collettivi che ho finora ideato e diretto. Per interpretare liberamente un’infrastruttura importante come il Gra, ho immaginato un’opera d’arte collettiva in cui ogni artista, prima di intervenire sul muro, fosse spinto alla ricerca dell’identità del territorio in cui quel muro si trova e venisse ispirato dunque da storie e leggende, lavorando con spirito di curiosita’ ed empatia. Credo che riportare nelle periferie alcuni simboli della Città Eterna che in fondo le appartengono, attraverso un’arte visiva che è nata dal basso, e ha ormai conquistato molti muri urbani, sia una bella rivoluzione di cui in questo momento Roma ha bisogno”.
Franceschini ha sottolineato come questo progetto riesca ad unire “in modo brillante e innovativo tre cardini dell’azione condotta per la cultura negli ultimi tre anni di governo: l’impegno per la riqualificazione delle periferie, l’attenzione verso l’arte contemporanea e il coinvolgimento delle imprese. Finora l’Italia ha investito molto sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale ereditato dal passato – ha detto il ministro – ora è importante dedicare altrettante energie nel far fiorire i talenti e la creatività dei nostri tempi. Il terreno ideale sul quale operare sono le periferie urbane, dove nel XXI secolo siamo chiamati a vincere attraverso l’arte e la cultura la battaglia dell’integrazione e del confronto dopo aver vinto, nel XX secolo, la battaglia della tutela dei centri storici. Se questo avviene attraverso il coinvolgimento di una grande realtà economica del Paese come ANAS – ha concluso Franceschini – significa che finalmente nel Paese c’è piena consapevolezza di quanto pubblico e privato siano chiamati a collaborare per l’accrescimento, la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale nazionale”.