BRESCIA – In un tempo in cui la cultura è chiamata a giocare un ruolo sempre più strategico per il benessere collettivo, i musei si affermano come spazi di prossimità, luoghi in cui si sedimentano identità e si costruiscono relazioni sociali. Non più solo depositari di collezioni e testimonianze del passato, ma agenti attivi di trasformazione sociale, capaci di interagire con i bisogni delle comunità, attraversando generazioni e contesti.
È attorno a questi temi che si sviluppa l’Assemblea Annuale dei Soci ICOM Italia 2025, in programma dal 4 al 6 aprile al Museo di Santa Giulia di Brescia, appuntamento che intende affrontare con approccio scientifico e operativo uno dei nodi cruciali per il presente e il futuro dei musei: la valutazione del loro impatto sociale.
Oltre la conservazione: misurare il valore sociale della cultura
Negli ultimi anni, il concetto di “welfare culturale” è emerso con sempre maggiore forza all’interno del dibattito museale. Lo sottolinea Michele Lanziger, presidente di ICOM Italia, evidenziando la necessità di strumenti che permettano ai musei di rendicontare il proprio valore non solo culturale, ma anche in termini di benessere e coesione sociale. In questa direzione, l’assemblea si propone di individuare metriche condivise capaci di tradurre in dati misurabili l’impatto delle attività museali, favorendo al contempo nuove forme di alleanza con il mondo delle imprese, sempre più sensibile ai principi ESG (Environmental, Social and Governance).
Brescia: un modello in trasformazione
La scelta di Brescia come sede dell’assemblea non è casuale. La città, già protagonista nel 2023 come Capitale Italiana della Cultura insieme a Bergamo, ha saputo ripensare i propri musei come hub di innovazione sociale, promuovendo un inedito modello di partenariato pubblico-privato. Lo sottolinea Laura Castelletti, sindaca della città, che individua nei musei bresciani luoghi di sperimentazione culturale ma anche sociale, capaci di stimolare inclusione, partecipazione e rigenerazione urbana.
La cultura come leva trasversale per la sostenibilità
La discussione si inserisce in un quadro internazionale sempre più attento al ruolo della cultura nello sviluppo sostenibile. Eppure, come ricorda Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei, i musei non trovano ancora uno spazio esplicito tra i goal dell’Agenda 2030. La sfida, allora, è duplice: da un lato affermare la cultura come dimensione trasversale alla sostenibilità, dall’altro dotarsi di strumenti valutativi credibili e omogenei che possano far emergere il valore generato sul territorio.
Un’urgenza condivisa anche da Michele Coppola, direttore delle Gallerie d’Italia e responsabile per Arte e Cultura di Intesa Sanpaolo, che richiama la responsabilità di rendere i musei spazi accessibili e inclusivi, capaci di coinvolgere pubblici sempre più ampi e differenziati.
Indicatori, dati, tecnologie: verso una nuova accountability museale
Perché l’impatto sociale dei musei non rimanga confinato a una dimensione narrativa o simbolica, ma possa diventare patrimonio operativo, servono nuovi paradigmi di valutazione, capaci di integrare strumenti digitali, analisi dei dati e intelligenza artificiale. L’obiettivo è duplice: da una parte favorire la trasparenza e l’autovalutazione delle istituzioni museali, dall’altra rafforzare il dialogo con le imprese, promuovendo collaborazioni che superino il modello tradizionale della sponsorizzazione e si strutturino come alleanze strategiche a impatto condiviso.
Un confronto internazionale e multidisciplinare
L’assemblea di Brescia si apre con un panel internazionale che vede la partecipazione, tra gli altri, di Jorge Barreto Xavier, Lluís Bonet Agustí ed Eleonora Belfiore, esperti di gestione culturale e impatto sociale provenienti da Portogallo, Spagna e Regno Unito. A delineare il quadro italiano interverranno Isabella Mozzoni e Federico Mento, mentre la giornata di sabato 5 aprile sarà dedicata a quindici tavoli tematici che esploreranno temi chiave come l’accessibilità, la sostenibilità, le alleanze pubblico-private e l’uso delle tecnologie per la valutazione dell’impatto.
Una visione che trova pieno sostegno anche nella Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali, partner scientifico dell’evento, impegnata da tempo nel promuovere progetti e strumenti per la misurazione dell’impatto culturale e sociale, anche grazie a una piattaforma di e-learning che trasmetterà le sessioni principali dell’assemblea.
Il museo come laboratorio sociale
“È importante che i musei diventino laboratori di sperimentazione sociale”, osserva Pierluigi Sacco, sottolineando come gli effetti della cultura sulla salute, sulla coesione sociale e sull’adozione di comportamenti sostenibili siano spesso più rilevanti dell’impatto economico diretto. In un mondo attraversato da trasformazioni profonde e rapide, i musei possono rappresentare presìdi di resilienza e innovazione, capaci di accompagnare le comunità nel cambiamento.
Il Museo di Santa Giulia, patrimonio UNESCO e simbolo della rinascita culturale bresciana, incarna appieno lo spirito di questa tre giorni. Da anni la Fondazione Brescia Musei lavora per tradurre in pratica il concetto di impatto sociale, promuovendo iniziative che coinvolgono attivamente il pubblico e sperimentano modelli replicabili di collaborazione tra pubblico e privato. L’obiettivo ultimo dell’assemblea è infatti la definizione di principi guida e indicatori condivisi, utili tanto ai musei quanto alle imprese per rendere più efficace e strutturata l’azione culturale sul territorio.