Tre fontane restaurate, un giardino restituito alla comunità, un museo che ripensa i suoi spazi all’aperto come parte integrante dell’esperienza culturale. Con il completamento dell’intervento sulle fontane del Giardino orientale, il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli restituisce alla città uno dei suoi luoghi più suggestivi, dove l’acqua torna a scorrere e la visita museale si estende oltre le sale espositive.
Il progetto di restauro, coordinato dal Laboratorio di Restauro del MANN (Mariateresa Operetto e Manuela Valentini), in collaborazione con l’architetto e paesaggista Silvia Neri e l’architetta Amanda Piezzo (RUP), è stato reso possibile grazie a un’erogazione liberale di Acqua Campania S.p.A. (Nepta – Gruppo Italgas) tramite lo strumento dell’Art Bonus, a conferma della possibilità di costruire percorsi efficaci di valorizzazione attraverso il dialogo tra pubblico e privato.
Le fontane ritrovate: acqua, materia e memoria
L’intervento ha coinvolto tre fontane storiche, riattivandone la funzionalità idraulica e ripristinandone la leggibilità estetica. I restauri hanno eliminato patine biologiche, incrostazioni calcaree e rifacimenti in cemento che compromettevano l’armonia delle superfici. Particolarmente significativa è stata la scoperta su una delle fontane, frutto di una stratificazione tra elementi romani e integrazioni moderne: nella colonna centrale del bacino superiore – in marmo di Paros – è riemersa una raffinata decorazione floreale a rilievo, con foglie scolpite di sorprendente finezza. Un elemento che aprirà a ulteriori studi e valorizzazioni.
Un museo che include il paesaggio
La riattivazione delle fontane si inserisce in un progetto più ampio che riconosce ai giardini museali una funzione culturale, sociale e percettiva. Come ha sottolineato il Direttore generale Musei, Massimo Osanna, «anche i giardini fanno pienamente parte della nostra idea di museo. Sono spazi di incontro e di sosta, capaci di offrire un tempo diverso, più intimo, in dialogo con la bellezza». Il Giardino orientale torna così a essere un luogo vissuto, in cui il patrimonio vegetale si integra con quello archeologico, creando un ambiente di benessere e contemplazione.
Un modello di sostenibilità ambientale
L’intervento si distingue anche per l’attenzione all’ambiente. Tutti i materiali impiegati sono stati selezionati per il loro basso impatto ecologico, compresi i trattamenti biocidi, effettuati senza l’uso di prodotti chimici convenzionali. Per la pulitura biologica, ad esempio, si è utilizzato un estratto naturale a base di origano, compatibile con la flora del giardino e rispettoso dell’equilibrio ecologico del sito.
Un progetto condiviso tra istituzioni, territorio e impresa
Il restauro rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra il MANN, l’Advisory Board presieduto da Mirella Barracco e il mondo dell’impresa. «La donazione di Acqua Campania è frutto del lavoro dell’Advisory Board, che da anni si impegna per tutelare e valorizzare il patrimonio del Museo», ha dichiarato Barracco, ricordando il ruolo determinante dell’ex direttore Paolo Giulierini e la continuità dell’attuale direzione.
Anche Marco Lombardi, amministratore delegato di Acqua Campania, ha sottolineato il valore simbolico dell’intervento: «Restituire funzionalità alle fontane storiche significa non solo preservarne la memoria, ma anche restituire bellezza e benessere alle comunità. La valorizzazione del patrimonio culturale rientra tra le nostre azioni di responsabilità sociale».