MENDRISIO – “Mi attira l’assoluta immobilità del mare, che però è costantemente in movimento”. Questa frase di Piero Guccione (Scicli 1935 – Modica 2018), tra i maggiori protagonisti della pittura italiana del secondo Novecento, sintetizza il senso di tutta la sua ricerca. “Io voglio fare il mare”, disse l’artista una volta durante un’intervista. E il mare è stato infatti il grande protagonista della sua pittura. Ad attiralo era quella impercettibile differenza di colore che si vedeva all’orizzonte tra la parte bassa di mare e la parte alta di cielo. In alcune sue rare riflessioni scritte si legge: “Il mare? Cerco di farlo muovere per incontrare il cielo. Ma il senso del cielo è quello dell’immobilità, mentre il mare è la mobilità. Il mare è la fissità mobile, il cielo è la fissità assoluta. Inconsciamente mi adopero per farli incontrare.”
Nell’arco della sua attività artistica il pittore siciliano ha dunque sempre guardato al mare con interesse, cercando di coglierne tutte le variazioni, non per semplice descrittivismo, ma per trovarci l’anima dell’uomo.
La sua ricerca si spinge con il tempo fino ai limiti dell’astrazione, restituendo un’idea di assoluto, di totalità, senza tuttavia mai perdere il contatto con la realtà. “La mia pittura oggi va verso un’idea di piattezza che contenga l’assoluto, tra il mare e il cielo, dove quasi il colore è abolito, lo spazio pure. Insomma, una sorta di piattezza, che però, in qualche modo, contenga un dato di assolutezza, di una cosa che assomiglia a niente e che assomiglia a tutto.” Un processo in cui “il reale e l’ideale si congiungono”.
A cogliere la vera essenza dell’arte di Guccione è stato lo scrittore Alberto Moravia: “Guccione non illustra figure e situazioni, ma cerca anzi di ridurre il più possibile il riferimento illustrativo…si è messo fuori dalla storia, si è tenuto alla passione che è di tutti i tempi e di tutti i luoghi e a quella soltanto”.
Proprio il “mettersi fuori dalla storia” ha portato Guccione a superare la tecnica ad olio per prediligere il pastello, a cui comincia a dedicarsi a partire dalla metà degli anni ’70. Una tecnica più vaga e più sfumata, ma in grado però di esprimere con maggiore immediatezza e rapidità le sue emozioni, dalla gioia al dolore, dalla malinconia all’indignazione. Confrontati con le tele a olio, i lavori realizzati a pastello “assomigliavano al pezzo giornalistico buttato giù sul momento dal corrispondente al fronte” – spiegò una volta Guccione.
La mostra ospitata al Museo d’arte Mendrisio, dal titolo emblematico “Piero Guccione. La pittura come il mare”, curata dallo stesso Museo in collaborazione con l’Archivio Piero Guccione, resterà aperta al pubblico fino al 30 giugno 2019.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito dal Museo d’arte Mendrisio.
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Vademecum
Piero Guccione.
La pittura come il mare
Orari
ma-ve: 10.00 – 12.00 / 14.00 – 17.00
sa-do e festivi: 10.00 – 18.00
Entrata
Intero Chf/Euro 10
ridotto Chf/Euro 8
Catalogo
Monografia di 130 pag. con illustrazioni a colori di tutte le opere in mostra, in vendita a Chf/Euro 25
www.mendrisio.ch/museo;museo@mendrisio.ch tel. +41. 058.688.33.50