FIRENZE – Sono terminate le analisi sul “Paesaggio” di Leonardo da Vinci da parte dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Le ricerche sull’opera, di proprietà delle Gallerie degli Uffizi, hanno portato ad alcune interessanti scoperte.
Innanzi tutto sono state individuate due differenti stesure del disegno, conosciuto anche come 8P, sia sul fronte che sul retro. Inoltre è stata confermata l’ambidestria del genio di Vinci.
Lo studio, durato numerose settimane, è stato condotto da un team di specialisti, con l’utilizzo di svariate tecniche non invasive e macchinari sperimentali, sotto la supervisione della storica dell’arte e funzionaria Cecilia Frosinini e Letizia Montalbano, dell’Opificio delle Pietre Dure.
E’ stato usato anche un sistema innovativo di raggi X a fluorescenza e un rilevatore portatile di materiali organici (messo apunto dal Cnr Ifac, Istituto di fisica applicata).
Il disegno analizzato contiene due scritte: una sul fronte, tracciata secondo la celebre stesura al contrario di Leonardo, da destra verso sinistra e un’altra sul retro, vergata nel versoordinario, da sinistra verso destra. Dal confronto tra queste due frasi, che risultano autografe, si delinea la conferma dell’ambidestria di Leonardo. Lo studio combinato dei materiali, dei tratti tipici della sua scrittura e il raffronto con altri documenti hanno dimostrato che entrambe le calligrafie, pur contenenti alcuni elementi grafici differenti, legati all’uso di mani diverse, sono però caratterizzate da numerosi tratti chiave in comune, riconducibili allo stile unico di Leonardo.
“Leonardo nasce mancino, – specifica la storica dell’arte Cecilia Frosinini – ma viene rieducato all’uso della mano destra fin da ragazzino”. “Dall’osservazione dei suoi scritti, incluso quello sul disegno,- continua Frosinini – si capisce che la sua calligrafia da destro è colta, ben fatta; Leonardo sa adoperare bene questa mano. Quanto alla scrittura specchiata, con verso da destra a sinistra, è probabile che Leonardo stesso, da adulto, abbia scelto volontariamente di adottare questo stile originale, che è infatti, nei primi esempi, molto elaborato, direi anche artificioso; poi, con il passare del tempo e la continuità di uso, si fa più semplificato e corsivo. La nostra ipotesi è che l’idea gli sia nata osservando le scritte a rovescio sui lucidi da lui usati per i disegni, dopo averli capovolti”
Questa accurata e articolata indagine compiuta sul“Paesaggio” ha permesso di ricostruirne la sua genesi, il metodo e la cronologia. Da un punto di vista cronologico si legge in una nota: “il disegno sul fronte è stato fatto in due fasi: nella prima, Leonardo ha usato lo stilo, la carta lucida e un primo inchiostro. Il secondo intervento, individuabile perché realizzato con un secondo inchiostro, diverso per composizione chimica, in un momento successivo”.
Spiega Frosinini “sarebbe possibile anche tentare una datazione realistica dei due diversi interventi, mettendo a confronto questi dati con quelli che potrebbero venire dall’analisi di inchiostri usati dall’artista per vergare documenti contenenti una data”.
Grazie alla radiazione infrarossa, è stato possibile individuare due differenti stesure del paesaggio sul fronte e un processo simile anche sul retro, dove ci sono due paesaggi, uno sovrapposto all’altro, del tutto difformi da quello disegnato sul fronte. Leonardo aveva impostato questo scenario a nerofumo; successivamente ne sottolineò con l’inchiostro alcune forme, aggiungendo anche dei picchi montuosi.
“Gli elementi emersi durante questa campagna di indagini – evidenziail Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – aprono nuove prospettive sull’interpretazione del disegno 8P di Leonardo e su come l’artista ha ‘costruito’ il Paesaggio, sulla sua tecnica e perfino sulle sue abitudini e abilità nella scrittura, scoprendolo ambidestro: una vera e propria rivoluzione nell’ambito degli studi leonardeschi”. In questi ultimi anni, la collaborazione tra le Gallerie degli Uffizi e l’Opificio delle Pietre Dure, un istituto di restauro e di indagini tecnologiche sulle opere d’arte che non ha eguali al mondo, ha permesso di condurre ricerche che hanno sempre portato nuovi risultati, a volte inaspettati specie quando si trattava di opere celeberrime e ormai apparentemente senza misteri. Ricordo il recente caso della Santa Caterina di Artemisia Gentileschi, sotto la quale si sono trovati altri due abbozzi di stesure. Ora è la volta del disegno di Leonardo, ma contiamo su molte altre importanti sorprese e scoperte nel corso dei prossimi anni” – conclude Schmidt.
Le diverse campagne diagnostiche sono state eseguite da Roberto Bellucci (già Opificio delle Pietre Dure; associato CNR-INO, Consiglio Nazionale delle ricerche – Istituto Nazionale di Ottica); Raffaella Fontana, Marco Barucci, Alice Del Fovo, Enrico Pampaloni, Marco Raffaelli, Jana Striova; (CNR-INO, Consiglio Nazionale delle ricerche – Istituto Nazionale di Ottica); Chiara Ruberto, Pier Andrea Mandò e Francesco Taccetti Istituto Nazionale di Fisica Nucleare & Dipartimento di Fisica, Università di Firenze); Francesco Grazzi (CNR-IFAC, Consiglio Nazionale delle ricerche – Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara”); Isetta Tosini (Laboratorio Scientifico dell’Opificio delle Pietre Dure). L’Opificio delle Pietre Dure è diretto dal soprintendente Marco Ciatti.
L’opera, dal 15 aprile, sarà protagonista di una mostra dal titolo “Alle origini del Genio”, organizzata a Vinci nell’ambito del cinquecentenario della sua morte. All’inaugurazione interverrà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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