ROMA – Pubblicato nel 1969 in soli duecento esemplari dall’editore francese Tériade, arriva per la prima volta in Italia, quello che è stato spesso presentato come il testamento di Alberto Giacometti, dal titolo “Parigi senza fine”. Lo scritto dell’artista è accompagnato da ben centocinquanta disegni realizzati a matita indelebile e fa parte di quei rari libri concepiti interamente da artisti. È con questo libro che l’editrice Morcelliana inaugura la collana “Parola dell’Arte”.
Il volume rappresenta una sorta di reportage attraverso la capitale francese: dall’Atelier al Caffè, a piedi o in auto, sui viali, alla Gare de l’Est, al Jardin des Plantes, a Notre-Dame. Vi si scoprono, strade, scorci, facciate, bar, campanili, palazzi, interni, tavoli imbanditi, stufe, sedie, auto d’epoca – una Dauphine, una 2 CV – personaggi tratteggiati a figura intera o in dettaglio.
Il titolo venne inventato da Giacometti all’uscita di un bar, durante una conversazione con l’editore Tériade; guardando le strade davanti ai suoi occhi, l’artista esclamò infatti: ”Ah! Parigi….Parigi senza fine!”
L’edizione italiana è accompagnata da uno scritto introduttivo firmato da Jean Genet, lo scrittore “irregolare” amico di Giacometti ed esperto conoscitore del suo lavoro. Il volume si chiude invece con una postfazione di Sylvie Wuhrmann che insiste sulla liberazione dello sguardo. La traduzione dei testi è a cura di Sara Minelli.
Un volume che è al tempo stesso un’opera d’arte. E qui l’artista dimostra come la parola, nell’arte, cede il passo alla visione. Lo sguardo di Giacometti si fa infatti esplorazione dell’ “immenso sconosciuto”: “Oh! la voglia di fare delle immagini di Parigi un po’ dappertutto, dove la vita mi portava, mi porterà, la sola possibilità per fare ciò questa matita litografica, né la pittura né il disegno, questa matita il solo mezzo per fare presto, l’impossibilità di ritornarci sopra, di cancellare, di usare la gomma, di ricominciare”.