ROMA – Con l’inaugurazione della mostra Acquisizioni. Da Parmigianino a Kentridge, l’Istituto Centrale per la Grafica celebra il cinquantesimo anniversario della sua fondazione, avvenuta nel 1975. Dal 17 dicembre 2024, l’esposizione presente le opere recentemente entrate a far parte delle collezioni dell’Istituto, tracciando un percorso che abbraccia oltre cinque secoli di storia dell’arte.
Un museo in movimento
Come afferma Maura Picciau, direttrice dell’Istituto, “questa mostra è il racconto di un museo in movimento”. Negli ultimi tre anni, grazie al piano acquisti 2021-2024 del Ministero della Cultura, l’Istituto ha arricchito il proprio patrimonio con opere per un valore di oltre tre milioni di euro.
Dalle raffinatezze rinascimentali ai capolavori contemporanei
L’esposizione si apre con un prezioso disegno di Francesco Mazzola, detto il Parmigianino: un’Assunzione della Vergine datata 1526-1527, periodo in cui l’artista soggiornava a Roma. Questo schizzo, bozzetto per la pala Visione di San Girolamo oggi alla National Gallery di Londra, rappresenta un raro esempio della maestria manierista.
Proseguendo, il visitatore è accolto dalla Veduta del tempio di Vesta a Tivoli (circa 1720) di Caspar Van Wittel, un’opera che cattura con minuzia il fascino delle rovine romane. Accanto, l’acquerello di Giovanni Battista Lusieri, Veduta di Roma (Prati di Castello) da Ripetta (1780), testimonia la delicata sensibilità di un artista che, pur nato nella capitale, trascorse gran parte della vita in Grecia.
L’Ottocento è rappresentato da due album di disegni di Vincenzo Camuccini e bottega, contenenti studi preparatori per I Fatti principali della vita di N.S. Gesù Cristo, e dalle suggestive acqueforti veneziane di James McNeill Whistler del 1880.
Di particolare interesse sono le acqueforti di Giovanni Fattori, maestro toscano che, da autodidatta, sperimentò con esiti altissimi la tecnica incisoria su zinco. Opere come Le cascine (1885-88), ritoccata a mano dall’artista, e le varianti inedite di I guardiani di porci offrono uno spaccato dell’intensa ricerca formale di Fattori.
Il Novecento tra avanguardie e sperimentazioni
L’ingresso nel XX secolo è segnato dall’acquisizione di Uomo seduto (1907) di Umberto Boccioni, una piccola incisione mai esposta prima d’ora e unico esemplare noto di una delle prime acqueforti dell’artista futurista. Un’opera che prefigura le rivoluzionarie sperimentazioni sul movimento e la figura umana che caratterizzeranno la breve ma intensa carriera di Boccioni.
Il dialogo con l’arte europea prosegue con un disegno di Egon Schiele, Nudo maschile seduto (1910), unico esemplare dell’artista presente nelle collezioni museali italiane. Accanto, un bozzetto di Gustav Klimt, Mäda Primavesi, in piedi, con il cappotto (1912-13), preludio all’omonimo ritratto conservato al Metropolitan Museum di New York, arricchisce ulteriormente il panorama delle avanguardie storiche.
Tra le rarità spicca La Beghina (1913) di Arturo Martini, una cheramografia che riflette la sperimentazione tecnica dell’artista nell’ambito della stampa calcografica. Non mancano opere di Duilio Cambellotti, come Gruppo di Danaidi e Allegoria dell’Aviere caduto, acquarelli degli anni Trenta fermati all’esportazione, che evocano il simbolismo e l’attenzione al mito tipici del suo linguaggio artistico.
Un nucleo significativo è costituito da otto lastre a puntasecca di Mario Sironi, realizzate nel 1917 durante una licenza dalla guerra. Eseguite su zinco con tratto fine, queste matrici ritraggono figure del cenacolo culturale dell’epoca, tra cui Margherita e Cesare Sarfatti, Ada Negri e Massimo Bontempelli, offrendo uno spaccato intimo e inedito dell’ambiente intellettuale del primo Novecento.
Il contemporaneo: installazioni e nuove tecnologie
L’esposizione abbraccia anche il contemporaneo, presentando opere che testimoniano la vitalità e la diversità della grafica attuale. Tra queste, spiccano le imponenti matrici in bronzo di Cretto C (1971) di Alberto Burri, accompagnate dai relativi positivi, e le complesse matrici policrome di Presenza grafica di Alexander Calder.
Una parete è interamente dedicata a Triumphs & Laments Frieze II di William Kentridge, un bozzetto su carta lungo oltre undici metri per l’omonima opera realizzata sui muraglioni del Tevere. Questo fregio monumentale, popolato da figure alte dieci metri, racconta la storia di Roma attraverso un linguaggio visivo potente e stratificato.
L’arte contemporanea è ulteriormente rappresentata da opere di Giuseppe Penone, come le carte intelate della serie Pelle di grafite (2007 e 2009), in cui l’artista indaga l’identità attraverso l’impronta della propria pelle, e da installazioni di Nunzio e Marta Roberti, che esplorano nuovi linguaggi espressivi tra disegno, incisione e videoanimazione.
La fotografia come memoria e racconto
La sezione dedicata alla fotografia offre una panoramica su autori che hanno saputo cogliere l’essenza del loro tempo. Tra questi, i ritratti in bianco e nero di Ghitta Carell, parte di un fondo di circa 500 scatti realizzati tra gli anni Venti e Sessanta, e le immagini di Bruno Miniati dedicate a Livorno nel 1933.
Un valore particolare assumono le fotografie di Paul Strand del 1959, appartenute a Cesare Zavattini, e l’album di Lisetta Carmi Luigi Dallapiccola: quaderno musicale di Annalibera (1962), composto da tredici stampe in bianco e nero realizzate con gelatina ai sali d’argento.
La serie Preganziol (1983) di Guido Guidi, con le sue sedici fotografie che riflettono sullo spazio e sul tempo attraverso la luce, rappresenta un’importante testimonianza della ricerca fotografica contemporanea.
Libri d’artista
Un’ampia sezione è dedicata ai libri d’artista, settore di eccellenza delle collezioni dell’Istituto. Tra i pezzi pregiati si distingue Illustrations of the Book of Job (1826) di William Blake, un libro illustrato con ventuno tavole incise a bulino che rappresenta un capolavoro dell’editoria artistica.
Photo courtesy: Istituto centrale per la grafica
Non meno significativo è Classifying the Thousand Longest Rivers in the World (1977) di Alighiero Boetti e Anne Marie Sauzeau, noto anche come Mille Fiumi, corredato da una preziosa copertina ricamata ad arazzo. Quest’opera concettuale incarna la poetica di Boetti nel catalogare e ordinare la realtà attraverso sistemi apparentemente oggettivi.
Tra gli altri, si segnalano i raffinati volumi di Giuseppe Penone, come Les Bois Sacré du Couvent de La Tourette (2022), dedicato all’architettura di Le Corbusier, e i libri d’artista di Nunzio e Piero Pizzi Cannella, che integrano testi poetici e immagini in un dialogo armonioso.
L’esposizione è l’occasione per confrontarsi con capolavori noti e scoperte inedite, tracciando un filo conduttore che unisce epoche e linguaggi diversi, e per riflettere sul ruolo del museo come custode della memoria e promotore della cultura.
Come sottolinea Maura Picciau, “questa mostra dimostra come lo Stato possa, attraverso varie modalità, incrementare il proprio patrimonio nazionale. Un impegno che rappresenta un valore non solo per il museo, ma per la comunità tutta“.
Vademecum
Istituto centrale per la grafica – Palazzo Poli
Via Poli, 54 – Roma
Orario di apertura
martedì – domenica 10.00 – 19.00
Ingresso libero