ROMA – È stato avviato dall’Ibam Cnr, in collaborazione con il Museo Regionale di Aidone (Enna), un progetto di studio e di ricostruzione virtuale della celebre statua della Dea di Morgantina. La statua era stata recuperata da alcuni tombaroli che l’avevano praticamente martoriata, riducendola in tre pezzi, al fine di poterla immettere sul mercato clandestino con maggiore facilità. Dopo una lunga e tormentata contesa a livello internazionale la statua, che rappresenta una delle espressioni più alte e significative dell’arte greca di età classica, dal 2011 è in custodia presso il Museo di Aidone.
Esistono inoltre un centinaio di frammenti dell’opera, anche di piccolissime dimensioni, che rendono ipotizzabile un futuro restauro integrativo. Per tale motivo il Consiglio nazionale delle ricerche (Ibam Cnr) ha quindi avviato un progetto di studio che consiste in un paziente lavoro di acquisizione digitale con laser scanner e fotografia che consentirà di ricomporre, come in una sorta di puzzle, i pezzi mancanti sinora rimasti chiusi nei depositi del Museo. L’obiettivo è quello di proporre un ripristino iconografico digitale dell’aspetto originale della statua e di contribuire quindi a una più profonda conoscenza e valorizzazione di un’opera famosissima e per molti aspetti ancora elusiva.
Saranno inoltre realizzate dal laboratorio Landis (laboratorio di analisi non-distruttive) dell’Ibam, coordinato da Paolo Romano, delle analisi chimico-fisiche con tecniche non invasive al fine di determinare la presenza di elementi caratterizzanti tracce di colore e quindi di ricostruire anche la policromia dell’intera opera.
Il programma di attività è coordinato da Fabio Caruso (ricercatore presso la sede Ibam di Catania) e dal team del Laim (Laboratorio di archeologia immersiva e multimedia – IbamCnr) composto da Samuele Barone, Giovanni Fragalà, Danilo Pavone e Salvatore Russo