MANNHEIM – Quasi non meraviglia più di tanto, essendo solo un’altro episodio di una serie per cui l’arte contemporanea viene scambiata per immondizia e gettata via. Questa volta è accaduto in Germania alla Philippuskirche di Mannheim. In esposizione era l’installazione dal titolo Behausung 6/2016 di Romana Menze-Kuhn. L’opera era composta da alcune coperte isotermiche dorate disposte sul pavimento, a simboleggiare la fuga e la disperazione dei migranti. Scambiata per spazzatura da una donna delle pulizie, l’installazione è finita direttamente nel bidone dell’immondizia. Ad accorgersene propio l’artista stessa che ha constatato peraltro l’impossibilità di recuperare totalmente l’opera, esposta circa quindici giorni fa. “È stato uno shock, non volevo credere che una cosa del genere potesse accadere” ha dichiarato l’artista.
Ma come già detto non è la prima volta che una cosa del genere accade. E’ di non più di due mesi fa, infatti, la notizia dell’episodio accaduto al Museion di Bolzano dove alcune addette alle pulizie, fin troppo coscienziose, hanno rimosso un’opera d’arte, pensando che le bottiglie, i bicchieri e le ghirlande sparse per terra, fossero i resti di una festa. Si trattava invece dell’opera Dove andiamo a ballare questa sera? delle artiste Goldschmied & Chiari. In quel caso l’episodio si rivelò sicuramente positivo in termini di pubblicità per l’opera, che venne infatti riallestita dalle artiste in pochissimi giorni.
Un fatto simile si era verificato anche nel febbraio del 2014, alla Sala Murat di Bari dove “oggetti strani, fatti di carta di giornale e cartone” erano finiti anch’essi nella spazzatura. Ancora una volta si trattava di fatto due opere d’arte, realizzate con cartone e carta di giornale, facenti parte della rassegna di arte contemporanea Display Mediating Landscape, gettate sempre per errore, dall’addetta alle pulizie, la quale si era giustificata ingenuamente, dicendo: “Che cosa ne potevo sapere? Ho fatto il mio lavoro”. Nel 2011 sempre una donna delle pulizie aveva invece “rimosso una macchia” di calcare al museo di Dortmund. Anche in quel caso era invece un’installazione. Quando inizia a gocciolare il soffitto era il titolo dell’opera di Martin Kippenberg, in prestito al museo Ostwall di Dortmund. Ovviamente non fu più possibile recuperarla.
Poi ancora nel 2014, a Sapri in provincia di Salerno, una ditta delle pulizie aveva pulito un vetro, salvo apprendere poi che non si trattava di sporcizia bensì di un’opera d’arte di Gonzalo Borondo, street artist spagnolo.
Senza poi contare precedenti illustri in cui altre opere d’arte contemporanea sono risultate “incomprese”e quindi confuse con altro. Nel 1973 al Castello di Morsbroich a Leverkusen, in Germania, la vasca incerottata di Joseph Beuys venne “ripulita” dagli addetti alle pulizie. Infine la porta di Marcel Duchamp. Quest’ultima, presentata all’esposizione internazionale d’arte della Biennale del ‘78, venne addirittura tinteggiata di bianco dagli operai che stavano finendo di dipingere i Padiglioni.