ROMA – Una collezione straordinaria, la più importante al mondo, purtroppo “invisibile” dal lontano 1976, tornerà, con tutta probabilità, ad essere esposta e finalmente visibile al pubblico. Stiamo parlando della Collezione Torlonia, composta da più di 600 sculture di epoca greca e romana, oltreché da un nucleo di vasi e bronzi di origine etrusca, raccolta dalla famiglia Torlonia, in vario modo, tra scavi nei vari possedimenti di proprietà, o in seguito a lasciti di altre famiglie nobili romane perlopiù indebitate, alle quali i Torlonia, banchieri, aveva prestato del denaro.
Alessandro Torlonia aveva allestito nel 1859 un museo formato da 77 stanze, a via della Lungara, nei pressi di Trastevere, dove le opere erano state esposte per un determinato periodo. Ma già alla fine dell’800 il museo venne chiuso al pubblico, e la visione delle opere finì per essere riservata solo a una cerchia ristretta di nobili romani. Tra gli anni ’60 e ’70 Alessandro Torlonia, nipote del capostipite, trasformò il palazzo in tanti mini appartamenti, e le opere finirono probabilmente negli scantinati dell’edificio.
Si tratta di una raccolta di inestimabile valore, comprendente sculture provenienti dalle collezioni Giustiniani, Caetani-Ruspoli, Carpi, Cesarini e Cavaceppi. Tra i vari capolavori la colossale Testa di Apollo di Kanachos, due esemplari dell’Eirene di Cefisodoto padre di Prassitele, l’Afrodite Anadiomene, l’Atleta di Mirone, il Diadumeno di Policleto, il ritratto noto come Euridemo di Battriana, solo per citarne alcuni.
Sono ormai anni che si parla di rendere di nuovo fruibile questa collezione, peraltro conservata nella sua interezza. Ma non sono bastate proposte di legge per trovare una soluzione affinché la raccolta potesse tornare ad essere ammirata.
Ora sembra che la soluzione sia vicina. Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, la scorsa estate aveva già incontrato il Principe Alessandro Torlonia e il nipote Alessandro Poma, per studiare le condizioni per avviare un progetto di valorizzazione della collezione. Sembra dunque che un’accodo sia ora possibile tra lo Stato e la famiglia. A rivelarlo sulle pagine di “Repubblica”, Carlo Alberto Bucci e Francesco Erbani: “Mancano alcuni dettagli, mancano le firme, attese entro poche settimane. Ma si avvia a conclusione una burrascosa e paradossale vicenda. Il percorso, in varie tappe, è tracciato. La prima tappa è una mostra allestita in una sede ancora da definire nel 2017 – si è pensato alle Terme di Diocleziano, ma l’ipotesi sembra venuta meno, e perde quota anche il Museo Nazionale Romano, a Palazzo Massimo. La seconda tappa prevede che gran parte delle statue, dopo la mostra, vengano ospitate stabilmente in un edificio nel cuore della Capitale. Forse Palazzo Valentini. Comunque un edificio di proprietà pubblica, di spiccato prestigio, per custodire opere che rimarranno di proprietà privata. Il nome possibile? Uno, antico e nuovo al tempo stesso: Museo Torlonia”.