LONDRA – Una diatriba infinita quella riguardante la restituzione dei Marmi del Partenone alla Grecia, da parte delle Gran Bretagna. L’ennesimo diniego è, infatti, arrivato dal primo ministro britannico, Boris Johnson che, intervistato dal quotidiano ellenico “Ta Nea”, ha ribadito la sua posizione per cui i fregi del Partenone, asportati da Lord Thomas Bruce, conte di Elgin nel 1801, non verranno restituiti.
Due anni fa il primo ministro greco, Kyriakos Mitsokatis, aveva offerto a Londra il prestito di alcuni importanti reperti se la Gran Bretagna avesse accettato di riconsegnare i fregi, affinché potessero essere esposti ad Atene.
Mitsokatis, infatti, una volta eletto, aveva promesso al popolo greco di fare il possibile per ottenere la restituzione dei fregi nel 2021. Proprio su richiesta di Mitsokatis, il presidente francese, Emmanuel Macron, aveva accettato immediatamente di restituire la porzione dei fregi, conservata al Louvre, in cambio del prestito di alcuni bronzi. Una mossa, questa, che avrebbe dovuto in qualche modo aumentare anche la pressione su Londra.
Lo stesso vicepresidente della Commissione europea, il greco Margaritis Schinas, intervenendo su Twitter, solo qualche giorno fa, ha scritto: “I marmi appartengono al Partenone. In questi tempi difficili, il patrimonio culturale universale dovrebbe elevare l’umanità, non dividerla”.
Ma Johnson non ne vuole proprio sapere e, pur maninfestando una certa comprensione nei confronti dei sentimenti del popolo greco, ha ribadito che i fregi “sono stati acquisiti legalmente da Lord Elgin, sulla base delle leggi dell’epoca, e sono legalmente di proprietà del British Museum dal tempo della loro acquisizione”.
Lord Elgin, ambasciatore britannico a Costantinopoli, dal 1799 al 1803, sostenne di aver potuto portare via i fregi grazie a un’autorizzazione scritta delle autorità ottomane, della quale però non risulta alcuna traccia negli archivi. Al British Museum sono oggi esposti circa la metà dei 160 metri di fregi che Fidia scolpì, nel V secolo A.C., per conto di Pericle.
Dal canto suo Lina Mendoni, ministro della Cultura ellenico, ha assicurato di poter provare l’illegalità delle azioni di Elgin.
La controversia, insomma, va avanti da oltre due secoli, vedendo tra coloro schierati dalla parte della Grecia anche Lord Byron, il quale espresse forte riprovazione per quello che definì “un atto di vandalismo”.