BOLOGNA – La riproduzione digitale del Polittico Griffoni entra a far parte della collezione permanente del Museo della Storia di Bologna, a Palazzo Pepoli.
Collocato nella Sala del Sacro, il facsimile del Polittico consente di vedere riunite le 16 tavole note, nella disposizione che con ogni probabilità corrisponde a quella d’origine. Le tavole originali sono state esposte nella mostra “La Riscoperta di un Capolavoro”, che si è chiusa tre mesi fa.
Nasce proprio in San Petronio nel 2012, per iniziativa dell’architetto Roberto Terra, nell’ambito del restauro architettonico della cappella di San Vincenzo Ferrer, che in origine ospitava il Polittico, il progetto di documentare l’opera perduta grazie alla innovativa e sofisticata tecnologia di Factum Foundation, che ha realizzato la fedelissima riproduzione dell’opera: la scansione e la stampa 3D ad alta risoluzione, la ricostruzione digitale e il ritocco a mano delle dorature.
Le ipotesi di ricostruzione
Gli studi avviati per la straordinaria esposizione, proseguiti con il Convegno Internazionale dell’ottobre 2020 – al quale hanno preso parte illustri storici dell’arte da diversi Paesi – hanno riaperto il dibattito e avviato nuove scoperte.
Partendo da una prima ipotesi di ricostruzione (Cavalca 2013), le ultime indagini hanno confermato che l’impianto prospettico delle tre tavole del registro principale impone una collocazione di questi elementi il cui ingombro in larghezza corrisponde perfettamente alla larghezza della predella vaticana. È inoltre emersa la sostanziale attendibilità del disegno di Stefano Orlandi (1725) conservato all’Archivio di Stato di Bologna, per quanto concerne il numero delle piccole figure di santi collocate in origine sui pilastri laterali della cornice: 12 in tutto. È stata dunque proposta una nuova ipotesi che prevede la sistemazione delle due tavolette leggermente più alte di tutte le altre della serie – la Santa Caterina e il San Girolamo della Collezione Cini – sul lato destro del registro principale, a fianco della figura di San Giovanni Battista, e tutti gli altri santi sui due lati del registro superiore.
“Come ogni progetto serio e fecondo, l’esposizione ha stimolato nuove ricerche, incitato a nuove scoperte, aperto nuovi interrogativi. Ha quindi avuto il merito di fare il punto sugli studi storici e storico artistici relativi all’opera in sé, in quanto manufatto, e alla temperie culturale in cui l’opera è nata. – commenta Fabio Roversi-Monaco, che ha voluto e realizzato la mostra – Il volume racchiude il dibattito aperto dalla giornata di studi che ha dato il via a nuove riflessioni e offerto nuove interpretazioni. Penso che l’intero percorso sia un esempio concreto di quale debba essere per un Museo l’obiettivo da perseguire: offrire occasioni di vero approfondimento culturale e di studio. Con questa mostra abbiamo consolidato rapporti internazionali e restituito alla città un pezzo di storia dimenticata: non solo la maestosa opera dei due artisti, ma il ruolo che Bologna ebbe nel Rinascimento.
L’ingresso della copia nelle sale del Museo della Storia di Bologna è il naturale epilogo di un lavoro che ho portato avanti con perseveranza per oltre due anni e che accredita Genus Bononiae nel novero delle realtà culturali riconosciute e apprezzate a livello europeo e mondiale”.
Il progetto relativo al Polittico si completa con il volume “Il Polittico Griffoni. Un dono per la città”, a cura di Mauro Natale, edito da Minerva Editore.
Un nuovo accesso a Palazzo Pepoli e un percorso
Un nuovo percorso accoglierà i visitatori che accedono al Palazzo dal civico 10, che diventerà anche la porta d’accesso al nuovo Caffè Storico Pepoli, di prossima apertura. Il visitatore viene accolto da un viaggio in tre tappe chiamato Passato, presente e futuro. Il percorso degli specchi.
Il viaggio parte da 2500 anni fa: il primo specchio – una lastra di bronzo lucidata – ci insegna come doveva essere l’esperienza di specchiarsi al tempo degli etruschi. Lo step successivo è dedicato al presente: uno specchio a figura intera pone il visitatore al centro della scena, rendendolo protagonista. Infine, la porta sul futuro: uno specchio digitale rifletterà l’immagine del visitatore, che potrà interagire con l’universo dei musei di Genus Bononiae e conoscere il ‘padrone di casa’ Taddeo Pepoli. Al progetto di riallestimento, studiato da Mattia Roncaglione, ha collaborato anche la calligrafa Barbara Calzolari, che ‘firma’ le scritte da lei dipinte a mano su vetro in triplo spessore di vernice e dipinte ‘a rovescio’, come vuole l’antica tecnica del sign painting, appresa in USA.
{igallery id=488|cid=2249|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}