ROMA – “Nanotecnologia Scienza e Conservazione – Beni Culturali ed innovazione Tecnologica – Il ruolo della Nanotecnologia” è il titolo del convegno che si è svolto il 16 ottobre 2019, presso la Biblioteca Casanatense a Roma.
Al centro del dibattito l’utilizzo di queste nuove tecnologie in ambito archeologico e conservativo. Dopo i saluti di Lucia Marchi, Direttore della Biblioteca, sono intervenuti: il direttore del Dipartimento di nanotecnologie di “4ward360” Sabrina Zuccalà, su “Sviluppo delle nanotecnologie in funzione dei beni culturali”, che ha anche organizzato l’evento; Antonio Della Valle, antropologo e odontologo forense, cooperatore con il Dipartimento di Medicina Legale dell’Università di Pavia del prof. Antonio Osculati, che ha discusso su “Scienza, Nanotecnologia ed antropologia”, concentrando il suo discorso proprio sul primo intervento al mondo con le nanotecnologie su dei reperti ossei provenienti scavi archeologici. Valeria Li Vigni, Soprintendente del Mare della Regione Sicilia, che ha parlato della conservazione del patrimonio recuperato in mare grazie alle nuove tecnologie e degli sbocchi lavorativi futuri grazie allo sviluppo dei nanomateriali; Roberto La Rocca, archeologo navale della Soprintendenza del Mare della Regione Sicilia, con un focus sulla “Stabilizzazione del patrimonio archeologico subacqueo”; Giovanni Taormina del “Gruppo Arte1” ha spiegato l’utilità delle nanotecnologie, intervenendo su “Scienza e nanotecnologia applicata ai reperti subacquei”; il restauratore Franco Fazzio ha affrontato l’argomento “Conservazione dei beni culturali attraverso la nanotecnologia” e la ricercatrice Alessandra Morelli ha spiegato lo “Studio e formazione per l’applicazione dei nanomateriali in ambito dei Beni Culturali”. L’incontro è stato moderato da Gianni Lattanzio Segretario generale “Ambienteattivo”.
“Abbiamo testato, con ottimi risultati, per la prima volta al mondo, le nanotecnologie in una necropoli nel comune di San Potito Sannitico su reperti ossei e teschi risalenti a circa 280 anni fa – ha spiegato Antonio Della Valle – e, in seguito, applicheremo tali tecnologie sui resti trovati in delle Necropoli romane del I secolo D.C., provenienti da alcuni scavi archeologici, sempre nel casertano”. “Abbiamo notato in questa ricerca – ha continuato il professore – che i nano materiali riescono, meglio di altre sostanze, a conservare questi importanti beni, e quindi non escludiamo possano essere utilizzati anche in futuro in ambito archeoantropologico a livello mondiale per preservare queste fondamentali testimonianze storiche dall’ammaloramento”.
Si tratta dunque di una scoperta scientifica di grande interesse poiché come ha raccontato Della Valle “nel caso di San Potito Sannitico, mentre studiavamo questi reperti analizzando, tra l’altro, importanti dati che ci venivano da questi ritrovamenti come le patologie del tempo, è sorto il problema della loro conservazione. Vi era la necessità di non utilizzare materiali che fossero ‘coprenti’ e ne alterassero le caratteristiche, impedendo poi uno studio più approfondito in seguito”. Grazie al supporto di Sabrina Zuccalà, direttrice del Dipartimento di nanotecnologie di 4ward360, leader mondiale per lo studio e l’applicazione dei nano materiali, si è pensato di testare quindi le nanotecnologie in questo campo. Zuccalà ha evidenziato: “L’Italia è uno dei paesi che hanno maggiori Beni culturali e opere artistiche e scavi archeologici, molti di questi però, versano in condizioni non ottimali, e devono essere preservati; per questo riteniamo sia fondamentale investire in formazione sulle nanotecnologie per creare nuove figure professionali che possano utilizzare i nano materiali. In sinergia con diverse Università e Enti istituzionali cercheremo di realizzare corsi che possano formare i nuovi esperti e cosi potremo rilanciare l’occupazione e anche il turismo”.
La ricercatrice Alessandra Morelli si è soffermata sul problema dell’inquinamento, sottolineando che il degrado dei nostri Beni Culturali parte già dagli anni ’50’-’60. “ I nanomateriali – ha spiegato – consentono di preservarli, proteggendoli da inquinamento e dall’acqua grazie a processi chimici e fisici. Sono applicabili ad ogni materiale: legno, marmo, ceramica, tela, e creeranno nuovi lavori in diversi campi dalla sintesi, all’applicazione, alle consulenze, alla ricerca”.