FIRENZE – “Essere la prima donna ad esporre a Palazzo Strozzi è stata per me un’immensa responsabilità. – Così Marina Abramović, parlando di questa esperienza fiorentina – Sono lieta per la grande risposta del pubblico alla mostra, tanto da averla resa una delle più visitate nella storia di Palazzo Strozzi. Con l’Italia ho sempre avuto un rapporto speciale e essere di nuovo qui, dopo molti anni, con un evento così importante per la mia carriera mi gratifica molto”.
Sono stati 180 mila i visitatori che hanno ammirato la rassegna “Marina Abramović. The Cleaner”, che si è chiusa domenica 20 gennaio 2019, dopo quattro mesi.
Una mostra apprezzata per la qualità delle opere esposte e per l’attualità dei temi trattati. Molto partecipate anche le attività legate all’esposizione. Intanto dalle analisi sui visitatori emerge che oltre il 70% del pubblico è stato femminile e oltre il 50% under 30. Si è registrata anche una buona partecipazione di pubblico locale (circa il 34%). Sono stati 70mila i visitatori esclusivi che hanno di venire a Firenze principalmente per visitare la mostra a Palazzo Strozzi. Il 46% del totale dei visitatori (quasi 80mila persone) ha visitato per la prima volta gli spazi espositivi di Palazzo Strozzi in occasione della mostra. L’85% di loro ha dichiarato di voler tornare per le mostre future.
Ottimi anche i risultati sui social e per il sito www.palazzostrozzi.org
Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra, ha commentato: “Ospitare una simile retrospettiva qui a Palazzo Strozzi significa confermare, ancora una volta, la sua vocazione per il contemporaneo. L’ottimo risultato conferma la validità di un’offerta, che continua ad attirare pubblico e suscitare dibattito, tenendo fede al disegno della Fondazione, di portare a Firenze eventi culturali di qualità e di valenza internazionale. Marina Abramović attraverso la sua profonda ricerca artistica ha attraversato mezzo secolo sfidando i limiti, reinventando il rapporto con il pubblico, riconfigurando il concetto stesso di performance e entrando indelebilmente nell’immaginario collettivo”.