CREMONA – Il 2017 è per Cremona un anno particolare, ricorrono infatti i 450 anni della nascita del compositore Claudio Monteverdi. Sono per questo motivo in programma una serie di eventi e proposte culturali che coinvolgeranno le terre amate da Monteverdi: Cremona, Mantova, Venezia.
Tra gli eventi pensati per rendere omaggio a Claudio Monteverdi e anche alla cultura musicale e figurativa di quel periodo, le mostre meritano sicuramente un capitolo a parte.
La prima esposizione, dal titolo Monteverdi e Caravaggio, sonar stromenti e figurar la musica, viene inaugurata l’8 aprile e sarà aperta al pubblico fino al 23 luglio, al Museo del Violino di Cremona. Qui è stata ricostruita l’orchestra dell’Orfeo attraverso l’esposizione degli strumenti originali dell’epoca, selezionati seguendo le indicazioni annotate nelle prime edizioni a stampa dell’opera, eseguita la prima volta esattamente 410 anni fa.
Gli strumenti in mostra sono stati scelti secondi criteri di valore filologico ed estetico e provengono dalle maggiori collezioni italiane e internazionali. Applicazioni multimediali permettono di ascoltare il suono di ognuno di essi per conoscerne il timbro e identificarne il ruolo nella trama musicale e simbolica dell’Orfeo.
L’Orfeo di Monteverdi ha ispirato anche diverse rappresentazioni pittoriche. Tra le più famose è certamente Il Suonatore di Liuto di Caravaggio. L’opera, presentata a Cremona come introduzione agli strumenti musicali e proveniente da una collezione privata, ha una storia affascinante: il dipinto realizzato nel 1597 dal grande pittore per il Cardinal del Monte, comprato dal Duca di Beaufort nel 1726-1737, portato a Badminton House nel Gloucestershire, dove è rimasto per due secoli e mezzo, venduto nel 1969 come una copia e infine nuovamente a New York nel 2011. Si tratta di un quadro meno famoso rispetto alla versione conservata all’Hermitage e alla altrettanto celebre versione Wildenstein già esposta al Metropolitan Museum di New York, tuttavia riscoperto e attribuito con certezza a Caravaggio da grandi studiosi come Sir Denis Mahon, Mina Gregori e Claudio Strinati.
Durante il periodo della mostra verranno organizzate conferenze e incontri su temi di carattere organologico e di prassi esecutiva ai tempi di Monteverdi.
Fausto Cacciatori, conservatore delle collezioni del Museo del Violino, spiega: “Così la mostra allestita negli straordinari spazi del Museo del Violino, partendo dall’opera di Monteverdi, dai suoi strumenti e dalla luce di Caravaggio ripercorre il clima di cambiamento e novità di un periodo denso di significati per la storia della musica e degli strumenti musicali, e per l’arte del dipingere: sono gli anni in cui il violino si rivela, per timbro e sonorità, più adatto degli altri strumenti a interpretare i toni del melodramma, ad accompagnare in musica il “recitar cantando”; sono gli anni in cui il naturalismo di Caravaggio conferisce a ogni corpo una forma tridimensionale evidenziata dalla particolare illuminazione, lasciando in eredità uno stile proprio, oggi noto non a caso come “caravaggismo”.
Dal 20 aprile al 31 dicembre 2017 nella Sacrestia della Chiesa S. Abbondio a Cremona sarà invece allestita la mostra Monteverdi tra Cremona, Mantova e Venezia a cura dell’Archivio di stato di Cremona con la collaborazione dell’Archivio di Stato di Mantova e dell’Archivio Diocesano di Cremona.
Si tratta di una esposizione documentaria dedicata alla figura di Claudio Monteverdi, ricostruita tramite un’ampia scelta di documenti appartenenti all’Archivio di Stato di Cremona per quanto attiene ai primi anni di vita del Maestro e alla sua famiglia e agli Archivi di Stato di Mantova e Venezia per le successive vicende biografiche e artistiche. Sono ripercorse le vicende private di Monteverdi e della sua famiglia dalla nascita nella parrocchia dei SS. Nazario e Celso, fino allo sviluppo della sua carriera prima alla corte dei Gonzaga quindi presso la Repubblica Serenissima.
Ma non è tutto. Infatti nella seconda parte dell’anno le celebrazioni monteverdiane proseguiranno con una mostra alla Pinacoteca, dal 6 ottobre al 6 gennaio 2018, dedicata ad una delle figure di eccellenza del panorama figurativo del barocco nell’Italia settentrionale: Genovesino tra le eleganze del barocco e il naturalismo del Caravaggio.
Luigi Miradori detto il Genovesino, è un artista di origine ligure ma è anche il principale protagonista della pittura nella città lombarda dalla metà degli anni Trenta del Seicento per circa un ventennio, fino alla morte, avvenuta nel 1656. La monografica sul Genovesino è stata avvertita come una esigenza per celebrare questo artista, che invece non ha ancora goduto a livello espositivo della fortuna adeguata al suo ruolo di eccellenza nel panorama figurativo del barocco nell’Italia settentrionale. L’esposizione rende conto delle varie tappe del percorso stilistico del pittore riunendo per la prima volta un numero elevato di dipinti autografi; ma vuole comunque aprirsi con un panorama dei masterpieces del primo Seicento cremonese e di alcune opere che, a Genova e nel ducato farnesiano, hanno potuto colpire l’immaginario in formazione del giovane Miradori.