TORINO – Prende avvio il progetto “Transforming the Egyptian Museum of Cairo” a sostegno del patrimonio culturale egiziano e mondiale, che vede come capofila il Museo Egizio di Torino, insieme a una serie di istituzioni europee quali il Louvre, il British Museum, l’Ägyptisches Museum und Papyrussammlung di Berlino, il Rijksmuseum van Oudheden (Leiden), al BBR – Bundesamt für Bauwesen und Raumordnung, l’IFAO – Institut Français d’Archéologie Orientale e l’ICA – Istituto Centrale per l’Archeologia.
Il percorso, della durata di 36 mesi, consisterà nella realizzazione di nuove e significative aree espositive al Museo Egizio del Cairo, e nella definizione di una visione strategica dettagliata che coinvolga una serie di interventi come la gestione e la conservazione delle collezioni, il coinvolgimento del pubblico, la programmazione e la comunicazione, la generazione di reddito e il modello di gestione.
Il progetto, per cui l’Unione Europea ha stanziato 3,1 milioni di euro, si propone inoltre di accompagnare una riflessione condivisa sulle modalità espositive della collezione e supporterà la predisposizione della candidatura del sito museale egiziano a Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco. In questa prima fase l’azione si concentrerà sulla revisione delle gallerie d’ingresso, sulla redazione del masterplan museale e sulla rivisitazione delle sale destinate al corredo delle Tombe Reali di Tanis.
“Si tratta – spiega Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino – di un progetto di alto valore scientifico e culturale, che offre alle principali collezioni egittologiche europee l’opportunità non soltanto di operare in un’ottica di piena collaborazione fra esse ma, soprattutto, di intervenire sul campo fianco a fianco con i colleghi egiziani, in un processo di reciproco accrescimento che portera’ grandi benefici alla nostra attività”. “E’ per noi tutti un grande privilegio – prosegue il direttore – poter intervenire su quello che per ogni egittologo rappresenta ‘la madre’ di tutti i musei, la culla dell’egittologia, il museo in cui è possibile trovare le più importanti collezioni al mondo. Ora, dall’unione di questi prestigiosi musei europei, mettendo a fattor comune esperienza e conoscenza del proprio patrimonio materiale, prende forma quello che mi piace definire una sorta di museo egizio impossibile, frutto del bagaglio intangibile che ciascuno di noi porta con se’ in questa operazione. Per la prima volta viene infatti messo in totale condivisione il ‘saper’ delle rispettive collezioni, in un dialogo finalizzato a consacrare il museo di Piazza Tahrir quale fulcro dell’egittologia mondiale”. “Questa – conclude Greco – è la nostra grande sfida: svilupperemo un masterplan volto al ripensamento del sito nella sua totalità, al di là della sola componente espositiva, capace di reinterpretare il ruolo stesso del Museo Egizio del Cairo; in primis, all’interno della società e nella sua funzione educativa per i giovani egiziani, coinvolgendo le scuole e tutte le componenti sociali, promuovendone la comunicazione in Egitto e all’estero. Ma, soprattutto, nella strategia di ricerca, anche nell’ottica di ricollegare i magnifici monumenti ospitati al suo interno con il territorio, sviluppando un percorso di potenziamento della biblioteca nonche’ di digitalizzazione e studio degli archivi”.
Spiega la presidente Evelina Christillin: “Il ruolo di capofila attribuito al Museo Egizio dal progetto rinsalda inoltre lo stretto legame fra Torino e l’Egitto”. ”Molti secoli fa, – continua Christillin – nel lontano Cinquecento, ai Savoia, nobile famiglia in cerca di origini e blasoni illustri, lo storico di corte, Filiberto Pingone, attribuì un’antica discendenza egizia, attraverso Eridano, o Fetonte. Sembrava così, alla nuova dinastia, di potersi accreditare nel modo migliore agli occhi dell’intera Europa, vantando avi nella civiltà più straordinaria dell’antichità; altri tempi, altre leggende”. “La realtà di oggi – conclude la presidente – ci rende orgogliosi di poter tornare, con Torino e col nostro Museo, nel cuore dell’Egitto per vivere un’esperienza di collaborazione scientifica e professionale nel Paese che, davvero, ci ha consentito di essere quello che siamo, e a cui tutto dobbiamo; un centro di ricerca e di saperi legati per sempre, e sempre di più, alla splendida civiltà fiorita da millenni sull’altra sponda del Mediterraneo”.