PESARO (nostro inviato) – Hanno entrambi stile e, tra la folla che attende l’apertura del vernissage sono riconoscibili come gli artisti che Pedro Armocida, l’ottimo direttore del festival, ha scelto di ospitare nel 2021 nello Spaziobianco dedicato all’arte dalla Mostra del Nuovo Cinema.
Mauro Santini, regista, fotografo e video artista definisce con occhio pittorico Morgan Menegazzo e Maria Chiara Pernisa: “La loro ricerca di questi vent’anni è sempre stata avulsa dal cinema mainstream, ma pure ai margini delle vetrine del cinema sperimentale; sapientemente in disparte, come le loro carnagioni chiare dal sole estivo pesarese. Quasi due elfi, anzi: un elfo e una fata. E come una fata ed un elfo, Mariachiara e Morgan credono al senso esoterico dell’immagine, al ‘potere del cinema di annunciare altre realtà’”.
Il festival del Nuovo Cinema di Pesaro espone nell’edizione 57 una loro istallazione video-fotografica intitolata “La camera verde”. Morgan Menegazzo e Mariachiara Pernisa ci spiegano così le loro creazioni: “Ogni esposizione è una camera verde: incarna il desiderio connaturato di guardarsi indietro e celebrare i morti. All’interno di questa stanza ideale che rifiuta il presente ed esclude il futuro, abbiamo riunito arbitrariamente grazie all’amico di vecchia data Mauro Santini e alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, tre progetti (Le porte regali, Maria fuit hic, Coma Berenices) accomunati da una personale riflessione sul potenziale esoterico, spesso obliato, dell’immagine”.
Ispirato, in parte, alle riflessioni su arte e sogno di Pavel Florenskij e al saggio omonimo sull’icona apparso nel 1922, Le porte regali è un trittico suggerito dal critico cinematografico Adriano Aprà per la sua iniziativa FuoriNorma – La via neosperimentale al cinema italiano. Composto da tre lavori – Iconostasi, Psicopompo e Dagadòl – è il nostro personale tentativo di evocare una metafisica delle immagini e della luce, richiamando arbitrariamente la struttura divisoria interposta fra la zona presbiteriale e quella riservata ai fedeli nel rito cristiano ortodosso. Protagonisti assoluti di questa epica dello sguardo sono gli occhi e la loro capacità di farsi impressionare, assistiti simbolicamente da demiurghi capricciosi in bilico tra il mondo sensibile e il sovrasensibile: un traghettatore di anime (Psicopompo), un leviatano (Dagadól) e un tramezzo dipinto munito di tre porte (Iconòstasi). Mesmerizzati da queste ipotetiche guide ultraterrene, con la sola protesi dello sguardo possiamo dimenticare il sé e varcare le “porte regali” dell’iconòstasi, lo squarcio che mette in contatto cielo e terra, la corda tesa tra la veglia e il sonno, il luogo in cui le cose si manifestano per quello che sono: prodotti della luce. Un invito ad abbandonarsi, a sprofondare, a disobbedire ai sensi intorpiditi dall’horror pleni, dalla bulimia visiva e dall’inquinamento immaginifico.
Sempre gli occhi e la loro capacità di farsi impressionare sono i protagonisti del progetto fotografico Maria fuit hic, realizzato utilizzando una pellicola estremamente sensibile, costituita da grani di alogenuro d’argento molto grandi, in grado di restituire un’immagine rarefatta, una traccia incorporea in divenire. Questo intento trae origine dal desidero di dissolvere la propria identità, di disfarsene assumendo nuovi connotati, testimoniandone allo stesso tempo l’abbandono. Maria fuit hic che riprende l’iscrizione in latino di Jan Van Eyck nel suo celebre Ritratto dei coniugi Arnolfini, è infatti una raccolta di autoritratti ideati e messi in scena all’interno di una ipotetica camera verde di matrice truffautiana in grado di immortalare estemporaneamente gli stati molteplici dell’essere: ‘Il me che fui, sono e non sarò mai’. Coma Berenices ne è l’estensione naturale in forma video, in cui il soggetto si nega allo sguardo per poter essere immaginato e prolungare nelle stanze della memoria la propria effimera esistenza. Così come quella delle opere qui presenti (e non) che solo parzialmente hanno a che fare con noi. La loro creazione trae origine da un moto, da un intento coadiuvato da una quinta mano, quella dell’invisibile, che prettamente s’incarna nel medium cine-fotografico”
Morgan Menegazzo autore e regista è nato nel 1976. Dopo gli studi in Cinematografia compiuti al D.A.M.S. di Bologna, si è diplomato in regia presso la Nuova Università del Cinema e Televisione (NUCT) a Cinecittà. Mariachiara Pernisa autrice, fotografa e montatrice, classe 1981, dopo la laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, si è diplomata in montaggio e fotografia presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma. Due anime accomunate dalla stessa passione creativa. Nel 2001 dal loro sodalizio nell’arte e nella vita è infatti scaturito Hankgefmobility, un progetto multidisciplinare indipendente che comprende opere video, film e documentari, che sono stati distribuiti in sala, proiettati alla Cineteca Nazionale di Roma, alla Biennale di Hannover Up and Coming, al MART di Rovereto, trasmessi da emittenti televisive e network satellitari come RAI, Al Jazeera, Russia Today e selezionate da festival cinematografici nazionali e internazionali, tra cui Torino Film Festival, Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, Haverhill Experimental Film festival, Experiments in Cinema.
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Vademecum
Spaziobianco – La Camera Verde
Di Morgan Menegazzo e Maria Chiara Pernisa
Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro
Via Zonga 45
Ingresso libero dalle 18.00 alle 21.00
Sino al 26 giugno 2021