NEW YORK – Il MoMA fino al 13 marzo del 2016 rende omaggio a uno degli artisti statunitensi più conosciuti e geniali del ‘900, Jackson Pollock. Una monografica, dal titolo Jackson Pollock: A Collection Survey, 1934–1954, rappresenta infatti l’occasione per ripercorrere l’evoluzione creativa e stilistica del pittore nell’arco di un ventennio, cioè tra gli anni ’30 e gli anni ’50, esattamente il 1956, anno della sua tragica scomparsa.
Cinquanta opere straordinarie testimoniano il genio pittorico di questo artista, che pur avendo appreso la lezione europea, espressionista e surrealista, riuscì a creare una sua cifra stilistica unica e inconfondibile. Pollock infatti più di tutti gli altri americani (ma anche europei), rappresenta l’esempio della volontà di rompere totalmente gli schemi del quadro da cavalletto. La sua pittura gestuale, presto evoluta nel dripping (sgocciolamento), è stata per Pollock la maniera di ottenere un risultato immediato in cui non ci fosse tra il creatore e il suo quadro nessun mezzo di frapposizione inerte, come poteva essere invece il pennello. In soli due decenni la pittura di Pollock evolve rapidamente, passando dalle rappresentazioni a carattere mitico e immaginario, in cui la figurazione coesiste con elementi di astrazioni, al celebre “dripping” che consente invece all’artista l’istantanea presa di contatto con la tela e con l’opera in divenire. Non solo, questa tecnica permette all’artista di esprimere anche quell’energia interiore, quell’irrequietezza, molto spesso distruttiva, che contraddistinse tutta la sua vita fino alla sua morte avvenuta in un incidente d’auto.
Evidente quindi la smania e l’urgenza di Pollock di conquistare nuovi spazi e di non lasciarsi frenare dai media tradizionali. Da qui anche l’abbandono del colore a olio in favore di vernici e smalti come il duco (smalto opaco). I dipinti realizzati con la tecnica del dripping, creano così un groviglio, una rete folta di macchie e ghirigori che costituiscono appunto l’impronta specifica della sua personalità artistica.
Pollock guadagnò rapidamente la fama internazionale, affermandosi come uno dei primi esponenti di quella corrente che viene definita Espressionismo Astratto.
La mostra, oltre al famoso One: Number 31, 1950 – uno dei più imponenti lavori pittorici dell’artista, raccoglie anche disegni, rare serigrafie, incisioni e litografie, dando quindi spazio a una sezione ancora poco conosciuta della sua produzione. L’esposizione cerca di rendere giustizia al talento creativo di Pollock in tutte le sue sfaccettature, evidenziando l’incessante bisogno di sperimentazione che caratterizzò l’intera vita di questo artista.