ROMA – Il 27 gennaio, oltre al crollo avvenuto a Roma di una porzione delle Mura Aureliane, si è verificato un altro cedimento che questa volta ha interessato il sito archeologico di Pompei. E’ stata la domus del Pressorio, solitamente chiusa al pubblico, ad essere colpita dalla caduta di circa 1,5 mq di muro.
La notizia è stata diffusa dalla Soprintendenza, mentre a rilevare il crollo è stato il personale di custodia nel corso dei sopralluoghi.
Spiega la Soprintendenza in una nota: “nel corso dei sopralluoghi del personale di custodia di questa mattina è stato rilevato il cedimento di una porzione di muro di circa 1,5 mq, pertinente alla parete non affrescata di un cubicolo che affaccia sull’atrio di una domus chiusa al pubblico, nota come la casa del Pressorio di terracotta, posta sulla via dell’Abbondanza al civico 22 (Insula IV) della Regio I. Sono in corso i sopralluoghi dei tecnici e dei Carabinieri di Torre Annunziata per le verifiche del caso”. “La Regio I assieme alla Regio II – aggiunge la Soprintendenza – sono le ultime Regiones del sito di Pompei, nelle quali deve avviarsi la messa in sicurezza prevista dal Grande Progetto Pompei. Gli interventi che interessano la zona sono sospesi a causa di un ricorso al Tar. In tutte le altre Regiones la messa in sicurezza è stata portata a compimento e ha consentito la riapertura di tutte le reti viarie relative, oltre alla restituzione alla fruizione di domus, nella maggior parte dei casi anche restaurate”. “All’inizio di marzo – conclude la Soprintendenza – sarà inaugurata la Regio VII dove sono in corso di rifinitura gli interventi a completamento della messa in sicurezza, e saranno aperte per la prima volta al pubblico le case dell’Orso ferito e di Sirico, quest’ultima oggetto anche di restauro architettonico. Le messe in sicurezza del Grande Progetto Pompei sono lo strumento più efficace di tutela applicata all’intero sito. Il loro completamento, con le Regio I e II, permetterà in futuro di evitare il ripetersi di simili episodi.
Tuttavia questo cedimento, che non è il primo, ha fatto scattare una serie di polemiche, irrigidendo ancor più il clima già teso tra i sindacati e il direttore generale della Sovrintendenza di Pompei, Massimo Osanna, che invece ha definito il crollo “fisiologico”.
“Un episodio del genere, nonostante sia circoscritto a un’area da sottoporre a intervento e dunque di per sé fragile – ha spiegato Osanna – rischia, come nel passato, di ridimensionare di gran lunga l’immenso lavoro finora portato a compimento e ancora in corso in tutta l’area archeologica. Tutti gli episodi di cedimento che sono stati registrati negli ultimi anni si sono verificati sempre in aree nelle quali nessun intervento era ancora partito, quindi in maniera del tutto fisiologica”.
Osanna ha ricordato che nella Regio I e Regio II sono programmati “interventi che riguardano il ristabilimento delle capacità statiche e l’integrazione delle murature, il ripristino di creste murarie, la manutenzione o sostituzione di architravi degradati, il preconsolidamento degli apparati decorativi parietali e pavimentali (come lacertini lungo i margini dei frammenti conservati di affreschi e mosaici)”.