NAPOLI – E’ stata riaperta al pubblico nella mattina del 3 gennaio 2019 la Schola Armaturarum nel Parco archeologico di Pompei, dopo un accurato intervento di restauro. L’edificio era infatti collassato nella parte superiore il 6 novembre 2010. L’indagine della Procura non ha individuato cause o responsabilità del crollo, è tuttavia possibile pensare che il collasso sia stato determinato da una serie di concause, aggravate dall’intensità delle piogge di quei giorni.
Gli interventi di recupero sono iniziati nel 2016 con il supporto tecnico di Ales, la struttura interna del Mibac che si occupa da più di tre anni della manutenzione programmata di Pompei.
E’ stata dapprima realizzata una copertura temporanea per consentire l’avvio dei lavori, successivamente si è proceduto alla messa in sicurezza delle strutture e degli apparati decorativi. In una prima fase è stato necessario ripristinare anche la stabilità delle murature, si è poi intervenuti sulle superfici dipinte ricomponendo, allo stesso tempo in laboratorio, i frammenti recuperati dopo il crollo.
Un’attenta pulitura e il trattamento delle lacune presenti ha infine permesso di ripristinare la leggibilità figurativa degli affreschi, restituendo anche la vivacità dei colori.
Scavata da Vittorio Spinazzola tra il 1915 e il 1916, la Schola Armaturarum era con tutta probabilità un edificio di rappresentanza militare, come è possibile dedurre dal tipo di decorazioni e dal rinvenimento di alcune armi custodite al suo interno. Gli ultimi scavi eseguiti per la messa in sicurezza delle strutture sembrano rafforzare ulteriormente questa ipotesi.
Massimo Osanna, direttore generale del Parco, intervenendo alla riapertura dell’edificio, ha sottolineato:“Da metafora dell’incapacità italiana di prendersi cura di un luogo prezioso che appartiene all’intera umanità, la riapertura della Schola Armaturarum rappresenta un simbolo di riscatto per i risultati raggiunti a Pompei con il Grande Progetto, e più in generale un segnale di speranza per il futuro del nostro patrimonio culturale”. “Da quel crollo avvenuto nel novembre del 2010, – ha detto ancora Osanna – la cui risonanza mediatica determinò un coro d’indignazione internazionale, si è affermata una nuova consapevolezza della fragilità di Pompei e la necessità di avviare un percorso di conservazione, fatto non solo d’interventi straordinari ed episodici, ma soprattutto di cure e di attenzioni quotidiane”.
Le visite all’edificio saranno possibili ogni giovedì negli orari di apertura del sito, per gruppi contingentati di visitatori.