ROMA – Giosetta Fioroni, romana, classe 1932, figlia unica di due artisti, padre scultore e madre creatrice di teatrini di marionette, è l’ultima esponente, nonché unica donna, del gruppo di artisti della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo.
Il docufilm, attualmente in onda su Sky Arte, dal 26 ottobre, tra i racconti e i ricordi della Fioroni, le interviste di artisti, stilisti, critici, curatori, che con lei hanno condiviso affetti, passioni e percorsi professionali, da Achille Bonito Oliva a Hans Ulrich Obrist, da Paola Pitagora a Francesco Vezzoli, da Marco Meneguzzo a Guido Ceronetti, scorre veloce e intrigante, restituendo un ritratto completo, inedito, approfondito e ricco di aneddoti di una donna/artista, tanto gentile ed elegante quanto anticonformista e determinata.
Un’artista che sceglie di definirsi “pittore” anziché “pittrice”, perché “pittrice mi suonava un po’ come puttana, non mi piaceva”, un’artista che avrebbe dato volentieri un calcio a quel “collezionista conformista” che, come lei stessa confessa di avere udito in galleria, non avrebbe mai acquistato quadri di artiste donne perché pronte ad accantonare l’arte per metter su famiglia.
Eppure, nonostante quel calcio non dato e il rifiuto del collezionista, Giosetta “prosegue dritta per la sua strada, col potere immenso di chi è sempre gentile ma non concede sconti”.
Femminista a modo suo, con tutte le difficoltà e i pregiudizi da affrontare per affermarsi in quanto donna, Giosetta si muove controcorrente. Non prende parte ai movimenti femministi, troppo chiassosi per lei, preferisce invece gettare il suo sguardo “femminile sul femminile”, raccontando appunto l’epica del femminile, ma sempre ammantata da quella patina di bellezza glamour e seducente.
Dall’esperienza parigina, al linguaggio informale appreso da Afro, Burri e Scialoja, suo maestro all’Accademia di Belle Arti, Giosetta sviluppa una cifra stilistica del tutto personale, approdando a una pittura monocroma, mediata dall’adozione dell’argento, colore-non colore, superficie intrigante che dona all’immagine l’indefinitezza del ricordo e della memoria. Sagome stilizzate, delicate e preziose di donne eleganti e seduttive, definite da pochi tratti iconici, diventano la risposta “sentimentale” alla dimensione antiemozionale e alle immagini spersonalizzate della Pop Art americana. Quella di Fioroni è infatti una pittura di sintesi, ma anche di interiorità, di profondità, che cerca il sostegno della memoria e la stratificazione del passato, in cui convivono sempre le sue tante identità: “le fate e i mostri”, come li definì il critico Giuliano Briganti, con le quali ancora oggi l’artista non ha smesso di confrontarsi.
Su tutti i ricordi dell’artista troneggia quello del legame ferreo ed unico con Goffredo Parise, compagno di vita, di interessi e di viaggi, incontrato proprio in Piazza del Popolo, magico scenario di una Roma di altri tempi, bellissima, ricca di fascino e in pieno fermento culturale. Insieme a Parise Giosetta prosegue il suo percorso artistico e il suo viaggio verso se stessa. Nel corso della sua carriera Giosetta affronta i suoi mostri, gioca con il popolo delle fate, indaga il corpo e le sue metamorfosi. Inizia anche ad utilizzare la ceramica, focalizzando ancora il suo sguardo sulla donna, con i celebri vestiti scultura e con ibozzetti per una insolita “Carmen” del ’67 per il Teatro Comunale di Bologna, che diventeranno nel 2014 ispirazione per una collezione di Valentino.
Talento eclettico e sempre fuori dal coro, non ha mai avuto paura di confrontarsi con la modernità, per cui “adesso” è ancora il tempo consono a Giosetta.
Infine il desiderio di realizzare la Fondazione Goffredo Parise e Giosetta Fioroni: un grande scrittore e una grande pittrice ancora insieme, come lo sono stati nella vita, condividendo arte, letteratura e soprattutto un amore indissolubile.
GIOSETTA FIORONI POP SENTIMENTALE
Regia di Gabriele Raimondi Soggetto di Didi Gnocchi Sceneggiatura di Sabina Fedeli DOP Lorenzo Giromini Montaggio Gabriele Raimondi
Produttore Esecutivo Gloria Bogi
Tema musicale originale “Night Tredici” di Remo Anzovino eseguito al pianoforte dall’autore
Voce narrante Elena Russo Arman