MILANO – Le sculture immateriali di Salvatore Garau come l’opera “IO SONO” hanno una nuova valenza storica e rappresentano una perfetta metafora dei nostri giorni, andando ben oltre come concetto e linguaggio all’arte digitale degli NFT, perché sono uniche, irripetibili, con zero impatto ambientale e perché, a differenza dell’arte digitale, non esiste nemmeno l’immagine, lasciando all’acquirente il solo certificato di autenticità.
Lo scultore ha partecipato lo scorso 18 maggio, con “IO SONO”, all’asta online numero 31, organizzata da Art-Rite di Milano. La scultura “invisibile”, partendo da una stima iniziale di 6mila euro, è stata battuta per 15mila euro, suscitando non poco scalpore per il fatto appunto di essere invisibile.
L’artista è tornato sulla questione e oggi afferma: “Mi sono domandato perché il mondo dell’arte e non solo si sia scandalizzato per la vendita all’asta di una delle mie sculture invisibili e perché l’operazione abbia sollevato tante discussioni, al punto da ricevere molte accuse anche sui social. Sinceramente ritengo che si tratti di una cifra irrisoria se paragonata ad alcuni NFT o sculture vendute per milioni di dollari”.
“Forse 15.000,00 euro per un vuoto hanno un peso superiore a diversi milioni per un pieno?” – continua Salvatore Garau che da poco ha inaugurato di fronte alla Federal Hall di New York AFRODITE PIANGE, la terza delle sette sculture immateriali che verranno collocate in altrettante città del mondo – “Mi sembra di essere Davide contro Golia. Forse le mie opere invisibili fanno paura perché sono un contenuto di pensiero in costante fluttuazione, di poesia pura, e vanno nella direzione opposta agli NFT, fortemente inquinanti e contrari alla mia etica di artista. Sì, ho venduto un niente colmo del tutto, anche dei 40 anni della mia arte. Lo dimostra la vitalità che la mia opera ha generato. Eppure, non sono stato così originale. C’è già troppo di niente che viene venduto per qualcosa, e nessuno ci fa caso”- conclude Garau.