L’antica città di Kainua è stata il punto di collegamento tra l’Etruria storica, quella tirrenica a sud degli appennini, e l’Etruria padana che attorno alla metà del VI sec a.C. ha vissuto un sorprendente sviluppo. Scoperta in modo del tutto casuale dai conti di Aria nel parco della villa di Misanello a Marzabotto, da loro acquistata nel 1831, l’acropoli etrusca è stata riportata alla luce nei decenni successivi dagli scavi che hanno permesso di identificare oltre all’abitato, conservato in maniera eccezionale, anche due necropoli. Per la prima volta sono emerse le prove archeologiche del rito di fondazione delle città etrusche, lo stesso con cui nacque Roma, fino ad allora testimoniato solo dalle fonti. La fondazione di Kainua, la ricostruzione di Felsina, l’odierna Bologna, e la nascita di Spina, il crocevia commerciale tra la Grecia classica e l’Europa continentale, dalle cui necropoli è emersa la più ricca collezione al mondo di ceramiche attiche, testimoniano l’importanza di un’Etruria padana estremamente florida, ma molto poco conosciuta.
Nella rubrica “I mestieri della cultura” si parla, invece, di archeologia sperimentale applicata al sito del parco archeologico del Forcello, nel mantovano, dove sono stati trovati i resti di un abitato etrusco. Le tecniche qui utilizzate sono in particolare la paleobotanica e l’antracologia che studia i reperti carbonizzati. Ne parlano la dottoressa Perego, ricercatrice CNR che spiega i risultati ottenuti dall’analisi dei carboni, dei semi e dei frutti ritrovati al Forcello, la archeologa Rapi, che dirige gli scavi del sito. L’obiettivo consiste nel trovare nuove strade che riescano ad appassionare un pubblico sempre più ampio al mondo antico. La parola, inoltre, all’archeologo Luca Bedini e a Chiara Gradella che organizzano eventi aperti al pubblico, spiegando come cuocere un vaso o tessere un tappeto esattamente come avrebbe fatto un etrusco nel IV o nel V secolo a.C.