La basilica, unita a un convento francescano tutt’ora esistente, e all’epoca meta di pellegrinaggio e culto delle reliquie della Santa, consegna alla storia l’ascesa di una delle più importanti famiglie feudali del basso Medioevo, gli Orsini del Balzo, e in particolare di Maria d’Enghien, che diventerà regina di Napoli, e di suo figlio Giovanni Antonio Orsini.
La puntata, con il contributo della storica dell’arte Antonella Cucciniello, già direttore della Reggia di Caserta, e dei medievisti André Vauchez e Francesco Storti, esplora gli orizzonti artistici, politici e religiosi di una prestigiosa e fiorente signoria che nulla ha da invidiare a quelle dell’Italia settentrionale, soffermandosi sugli affreschi di ispirazione giottesca che ornano la navata centrale, una vera e propria “Biblia pauperum” in cui la bellezza sembra aver catturato lo spirito di un tempo.
Nella rubrica “I mestieri della cultura”, invece, si spiega come è possibile “indagare la bellezza” con gli stessi strumenti utilizzati anche sulla scena di un crimine. Ovvero, come le nuove tecnologie aiutano lo storico dell’arte a distingue un’opera da un falso con un margine d’errore vicino allo zero. Ne parla Vincenzo Palleschi, responsabile del Laboratorio di Spettroscopia laser dell’Iccom-Cnr di Pisa, che è riuscito a mettere al servizio dell’arte tecniche di imaging, infrarossi, multispettrali, osservazioni al microscopio e studio materico. Grazie a questi sistemi, il suo collaboratore, Luciano Marras, ha autenticato un Caravaggio, mentre il restauratore e storico dell’arte Pierluigi Mieli, dopo una lunga “indagine”, ha fatto interessanti scoperte sul polittico di Santa Caterina d’Alessandria di Simone Martini, custodito presso il museo nazionale di San Matteo. Innanzitutto la sequenza dei pannelli con cui l’opera è da sempre stata esposta non è quella pensata dall’artista. Inoltre, alcune giunzioni non erano quelle originali, ma sono state sostituite in periodi successivi.