RAVENNA – Sabato 1 dicembre ha aperto al pubblico il museo della città di Ravenna denominato con l’antico nome di Classis Ravenna. Il Museo nasce da un progetto di riqualificazione dell’antico Zuccherificio di Classe, situato a pochi passi dalla Basilica di Sant’Apollinare, cadutoin disuso nel tempo e divenuto simbolo di degrado sociale. La riconversione del complesso è stata resa possibile grazie a un investimento di oltre 22 milioni di euro – sostenuto dal Comune con il Mibac, la Regione Emilia-Romagna e l’Unione Europea, e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. La progettazione del Museo è stata affidata all’architetto Andrea Mandara che si è avvalso della collaborazione di un comitato scientifico di assoluto prestigio, coordinato dal professor Andrea Carandini.
Classis Ravenna rappresenta oggi un punto culturale di imprescindibile importanza per ripercorrere e approfondire storicamente la conoscenza della città, sia per i residenti che per i visitatori.
“Classis Ravenna sarà il punto di partenza necessario per ogni visita”. – Ha infatti specificato Giuseppe Sassatelli, Presidente della Fondazione Ravenna Antica – “Attraverso materiali archeologici il cui valore intrinseco viene esaltato dall’essere proposto in un’ottica unitaria, nonché supportato dai più moderni ausili tecnologici, qui si potranno rivivere tutti gli snodi principali della storia del territorio, dalla preistoria all’antichità romana, dalle fasi gota e bizantina all’alto Medio Evo”.
Come sottolineato da Elsa Signorino, Assessora alla Cultura, il Museo non intende essere tuttavia un semplice “contenitore di materiali”, sarà invece anche un attivo centro di ricerca e formazione di altissimo profilo. “Il nuovo museo – ha spiegato Signorino – permetterà la conoscenza e la valorizzazione dell’intero patrimonio storico archeologico del territorio attraverso un percorso espositivo innovativo, affascinante e rigoroso capace di coinvolgere e di emozionare i visitatori. Come tutti i musei contemporanei svilupperà una molteplicità di funzioni: attività espositiva, di studio e ricerca, laboratori didattici, laboratori di inclusione digitale per la sperimentazione di start-up innovative. Il tutto con una forte vocazione al territorio”.
Il percorso di visita è articolato seguendo una “linea del tempo” in cui oggetti della vita quotidiana, come anfore, ceramiche, monete, trovano uno spazio adeguato accanto ai materiali più significativi dal punto di vista artistico, ovvero statue, mosaici ed altro, che testimoniano l’evoluzione del territorio ravennate e la multi etnicità delle sue popolazioni. Particolare attenzione è dedicata anche agli apparati didattici ed illustrativi, grafici, visivi e sonori, che permettono al pubblico di “attraversare” la storia descritta immergendosi in essa. Sono infatti presenti ricostruzioni grafiche e tridimensionali, filmati, plastici ed altri strumenti in relazione a specifici temi di approfondimento.
La posizione in cui si è situato il Museo è inoltre strategica, come ha rammentato il Sindaco di Ravenna, Michele de Pascale “da qui, si possono facilmente raggiungere altri gioielli ravennati. Innanzitutto la contigua Basilica di Sant’Apollinare, ma anche l’Antico Porto, gli scavi di San Severo e tutta la zona ambientale a sud di Classe, dalla pineta all’Ortazzo e l’Ortazzino, oggetto di un progetto di riqualificazione, così la stazione ferroviaria cresciuta a servizio dell’ex Zuccherificio”.
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