VENEZIA – Sono stati recuperati dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Venezia, coordinati dalle Procure di Venezia e Padova, con l’ausilio della Soprintendenza Archivistica del Veneto e Trentino Alto Adige di Venezia e dell’Archivio di Stato di Venezia, sei preziosi documenti di archivio trafugati in tempi e circostanze diverse dalla Sala Diplomatica “Regina Margherita” dell’Archivio di Stato di Venezia.
Il primo documento è un frammento di pagina in pergamena manoscritta del 1328 con la prima raffigurazione del Doge Francesco Dandolo (Venezia 1258-1339). Il frammento appartiene al foglio in pergamena strappato dal “Codice Collegio, Promissioni Ducali, 1”, trafugato prima del 1965. Il documento, del valore di circa 10 mila euro, era stato acquistato ad un’asta da un Italiano residente a Parigi. Il secondo reperto è invece composto di quattro pagine in pergamena manoscritte, risalente alla seconda metà del XIV secolo. Le pagine erano state asportate da un codice denominato “Mariegola della Scuola Grande di Santa Maria de Valverde mare de Misericordia” del 1392 trafugato negli anni ’40, hanno un valore di 400 mila euro. Queste opere erano finite nelle mani di un collezionista americano.
Il terzo documento è invece un grande disegno a penna e inchiostro su carta raffigurante “Studio per Galeone” di anonimo veneziano della prima meta’ del XVI secolo, trafugato prima del 1974 e del valore di 100 mila euro. Quest’opera, dopo varie vicissitudini, era stata acquistata da un ignaro collezionista italiano.
Il procuratore aggiunto di Venezia, Adelchi d’Ippolito ha spiegato: “Era facile mollare la presa, visti gli anni trascorsi e le vie prese dalle opere, ma la tenacia investigativa dei carabinieri e della procura, ha permesso di raggiungere questo risultato”. Attualmente c’è un fascicolo aperto per ricostruire nel dettaglio le sottrazioni e capire se possa aver anche operato una mano unica o si è trattato di casi singoli. “Gli acquirenti – ha concluso il procuratore – erano in buona fede e hanno capito il lavoro investigativo e non si sono opposti alle restituzioni”.