ROMA – Da Manet a Degas, da Renoir fino all’italiano De Nittis, sono 66 gli artisti e oltre 160 le opere che, al Museo Storico della Fanteria di Roma, celebrano i 150 anni dell’Impressionismo, movimento nato con la storica mostra organizzata dal fotografo Nadar il 15 aprile 1874 a Parigi.
Impressionisti – L’Alba della Modernità è il titolo di questa imponente antologica prodotta da Navigare srl e curata con il supporto di un comitato scientifico di prestigio, tra cui spiccano nomi come Gilles Chazal, Vincenzo Sanfo e Maithé Vallès-Bled, e diretta da Vittorio Sgarbi, visitabile dal 30 marzo al 28 luglio 2024.
La rivoluzione dell’Impressionismo
L’esposizione presenta una vasta gamma di dipinti, disegni, acquerelli, sculture, ceramiche e incisioni, soffermandosi sul mondo degli artisti che hanno contribuito all’originalità e alla rivoluzione dell’Impressionismo, documentando le origini e la storia di un nuovo modo di fare arte, condizionato dall’antiaccademismo, dalla pittura en plein air di Barbizon e dalle grandi innovazioni dell’epoca.
Tuttavia, come spiega Vittorio Sgarbi, a proposito della rivoluzione impressionista: “Non che gli impressionisti facciano tabula rasa, disconoscendo qualunque punto di riferimento in ciò che li aveva preceduti; al contrario, studiano sull’esempio imprescindibile di Manet, Tiziano, Rembrandt e Velázquez con lo stesso zelo con cui Brunelleschi, Donatello e Masaccio avevano studiato le rimanenze greco-romane, facendo del Louvre, istituzione sentita giustamente moderna quanto poche altre, una palestra inesauribile di apprendimento. Ma non lo fanno per rifondare, per recuperare, come sostengono i rinascimentali, una perduta età dell’oro con cui finire anche per competere, lo fanno piuttosto per aprire un nuovo corso, che forse per la prima volta in assoluto guarda a ciò che ancora deve venire“.
L’attenzione al disegno
Un aspetto particolare di questa mostra è l’attenzione dedicata al ruolo del disegno, dell’incisione e delle tecniche di stampa nell’Impressionismo, influenzato dalla recente invenzione della fotografia. Accanto ai celebri dipinti a olio, vengono quindi esposti bozzetti preparatori, studi e litografie di opere famose come La maison du doctor Gachet di Cézanne e L’uomo con la pipa di Van Gogh e, ancora, le celebri ballerine di Degas, del quale sono presenti anche diverse sculture bronzee, risultato dei suoi studi sul movimento.
Il racconto filologico dell’Impressionismo
La mostra è suddivisa in tre sezioni per scandire il racconto filologico dell’Impressionismo: Da Ingres a L’École de Barbizon, i fermenti dell’Impressionismo; L’Impressionismo e L’eredità dell’Impressionismo, coprendo un arco temporale che va dall’inizio dell’800 fino al 1968, con opere di Ingres, Corot, Delacroix e Dorè, fino agli eredi Toulouse-Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlaminck. A conclusione del percorso, un’acquaforte del 1968 di Pablo Picasso, omaggio agli artisti Degas e Desboutin.
Oltre alle opere dei grandi maestri impressionisti, la mostra presenta anche lavori di artisti meno conosciuti ma comunque significativi per il movimento.
Completano l’esperienza materiali documentali come lettere, fotografie, libri e oggetti che gettano uno sguardo non solo sulla genialità dei protagonisti dell’Impressionismo, ma anche sul contesto sociale e culturale dell’epoca.
Vademecum
Impressionisti – L’alba della modernità
Museo Storico della Fanteria di Roma
Orari
lunedì-venerdì ore 9:30 – 19:30; sabato, domenica e festivi ore 9:30 – 20:30.
Biglietti
intero 15 euro (feriali), 13 euro (weekend).
Prevendita on-line: www.ticketone.it. Info: www.navigaresrl.com.