NAPOLI – Sono quattrocento le opere, tra sculture, disegni, maquette, che compongono la grande mostra Santiago Calatrava. Nella luce di Napoli, ospitata dal 6 dicembre 2019 al 10 maggio 2020, nel Museo e Real Bosco di Capodimonte.
Si tratta di un’esposizione che dà conto dei 40 anni di carriera dell’architetto, attraverso una nuova prospettiva che ruota attorno al tema della luce, componente fondamentale di ogni sua grande opera. “Sono sempre alla ricerca di più luce e di più spazio” – parole dello stesso Calatrava che spiegano appunto il senso del suo lavoro.
La mostra evidenzia la poliedricità di Calatrava, che è al tempo stesso architetto, ingegnere, pittore, scultore, disegnatore. Non ho mai smesso di dipingere – afferma – per me è importante lavorare sulla pittura, sulla scultura e sulla ceramica, non solo come discipline indipendenti ma come nutrimento incessante per la mia architettura. E ancora: La mia scultura precede il mio lavoro di architetto. Per capire la mia architettura bisogna conoscere il mio lavoro di scultore. Il punto di partenza di alcuni dei miei edifici e ponti è stato alimentato dalla ricerca formale generata dalla mia attività di artista, soprattutto di scultore.
Insomma un artista a tutto tondo che ben emerge da questa rassegna, a cura del direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger e Robertina Calatrava, moglie dell’artista, e realizzata proprio in collaborazione con lo Studio Calatrava e con lo studio di progettazione ing. Vito Avino e il funzionario architetto del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Renata Marmo.
Al secondo piano del Museo emergono dunque le maquette delle architetture più importanti da lui realizzate: la Stazione dell’Aeroporto di Lione “Saint-Exupéry” o il World Trade Center Trasportation Hub di New York, meglio noto come “Oculus”, al tempo stesso testimone e memoria dell’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle e simbolo di rinascita della città grazie alla leggerezza delle sue “ali di uccello”.
Ci sono poi le idee progettuali: dagli Sharq Crossing Bridges, tre diversi tipi di ponti interconnessi per la città di Doha in Qatar, al Ponte per Genova (nelle tre versioni “Ponte ad Arco”, “Ponte Continuo” e “Ponte Strallato”) disegnato e offerto alla città dopo il crollo del Ponte Morandi nell’agosto 2018.
Si prosegue con le sculture di tutte le sue fasi artistiche (geometriche, matematiche, astratte, cinetiche e antropomorfe). Un’ampia selezione in materiali molto diversi: dall’ebano, marmo bianco, alabastro, rame dorato, alluminio, granito nero fino al bronzo. Per la prima volta a Napoli vengono esposte sei sculture in ferro ispirate ai guerrieri della facciata principale del tempio greco di Egina, oggi nella Glyptothek di Monaco. Un gruppo di sculture antropomorfe, sintesi di tutta la sua carriera scultorea, che rappresentano un ponte metaforico tra il XXI secolo e la Napoli simbolo della cultura ellenistica.
Ampio spazio viene dato ai disegni: dipinti a pastello e carboncini in cui si ritrovano i suoi temi principali: alberi, tori e il nudo femminile. Calatrava comincia giovanissimo a disegnare il corpo umano per esplorarne il senso e la dinamica del movimento.
Il Cellaio nel Real Bosco di Capodimonte, edificio di epoca borbonica utilizzato per la conservazione delle derrate alimentari, ospita invece la seconda sezione della mostra: oltre 50 opere in ceramica in ideale dialogo con l’antica produzione della Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte, fondata da Carlo di Borbone nel 1743. Alcune delle ceramiche in mostra riprendono le figure rosse su fondo nero della tradizione ellenica e mediterranea, di cui si trova traccia anche nella produzione celtiberica.
Un innovativo progetto di lighting design ha reso possibile una nuova narrazione di tutte le sfaccettature del lavoro di Calatrava permettendo di esplorare nel dettaglio il suo audace uso dei materiali e dei colori, valorizzando le sue forme scultoree, approfondendo la ricerca pittorica e la produzione ceramica.
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