GERUSALEMME – Sono tornati alla luce presso la città di Beit Shemesh, a circa 30 chilometri ad ovest di Gerusalemme, i resti di una basilica bizantina, decorata con splendidi mosaici raffiguranti piante, uccelli e disegni geometrici, e affreschi colorati lungo le pareti.
L’edificio, risalente al VI secolo d.C, si caratterizza anche per la presenza di finestre di vetro e per un’iscrizione che dedica la chiesa a un “glorioso martire” senza nome.
La pianta è costruita secondo quella tipica delle basiliche bizantine, ovvero con una navata centrale fiancheggiata da due navate laterali.
La prima fase della chiesa fu realizzata durante il regno dell’imperatore Giustiniano (527-565 d.C.), mentre durante il regno di Tiberio II Costantino (che governò dal 574 al 582) fu ingrandita e le fu aggiunta una cappella. Il coinvolgimento di Tiberio II Costantino nel progetto è attestato da un’altra iscrizione greca trovata in una grande cappella annessa, datata 583 e.v., un anno dopo la sua morte.
Il direttore degli scavi per conto dell’Authority Israeliana per le Antichità, Benjamin Storchan, spiega: “Sia la basilica che il cortile sono enormi, per gli standard dell’epoca. Certamente più grandi della maggior parte delle chiese bizantine trovate finora in Terra d’Israele”. Storchan aggiunge che “due scale separate conducevano alla cripta, consentendo a folti gruppi di pellegrini di visitarla contemporaneamente”. È nel cortile antistante che i ricercatori hanno scoperto un’iscrizione greca praticamente intatta che dedica il sito sacro alla memoria di un endoxo martis, un “glorioso martire”. “L’identità del martire – conclude Storchan – non è nota, ma l’eccezionale sfarzo della struttura e delle sue iscrizioni indica che si trattava di una figura molto importante”.
Tra gli oggetti rinvenuti dagli archeologi, oltre a manufatti in vetro, anche un fonte battesimale cruciforme quadrilobato realizzato in pietra calcite estratta da una grotta di stalattiti.