BOLOGNA – Sulla Street non si può lucrare e non si possono far soldi, è questo il messaggio che lancia il gesto di Blu, street artist, che a Bologna ha deciso di cancellare tutti i suoi murales, in seguito alla mostra che si terrà in città dal prossimo 18 marzo a Palazzo Pepoli, dal titolo Street art.Banky&Co- L’arte allo stato Urbano, promossa da Genius Bononiae.
Nella mostra saranno esposte alcune opere staccate dai muri della città con l’obiettivo dichiarato di “salvarle dalla demolizione e preservarle dall’ingiuria del tempo, trasformandole in pezzi da museo”.
Blu scrive la motivazione di questa sua drastica decisione sul suo blog in poche righe che non lasciano fraintendimenti: “A Bologna non c’è più Blu e non ci sarà più finché i magnati magneranno. Per ringraziamenti o lamentele sapete a chi rivolgervi”. Per Blu dunque l’arte di strada non si stacca dai muri e soprattutto non può finire in un museo. Di certo questo significa decontestualizzarla.
Per questo motivo alcun decine di persone, soprattutto attivisti dei centri sociali XM24 e Crash, si sono armate di spatole e vernice grigia e hanno cancellato almeno una decina di graffiti lasciati negli anni da Blu sopra i muri di Bologna. Sul sito di XM24 si legge: “alcuni compagni sono stati denunciati mentre coprivano il murales del vecchio Crash. A quanto pare se scrivi o disegni su un muro ti prendi una denuncia, salvo poi finire in un museo; e ti prendi una denuncia anche se, per guastare la festa a chi vuole fare i soldi sulla street art, vai a riverniciare di grigio i muri di vecchi spazi sociali ora abbandonati nella polvere”.
Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, su Facebook ha così commentato la decisione di Blu: “Le scelte che riguardano l’arte non possono essere divise a priori tra giuste e sbagliate: Blu è un artista e come tale ha risposto, attraverso il suo linguaggio, per protestare contro l’iniziativa culturale promossa da Genus Bononiae. Cercare la ragione e il torto in questi casi è un esercizio inutile e non mi interessa schierarmi con nessuno”. E aggiunge: “Da sindaco di Bologna – aggiunge – ho però un’esigenza e una preoccupazione. La preoccupazione è che Bologna domani si svegli più povera, con meno arte e meno spazi di libertà. Da sindaco di Bologna mi impegnerò per garantire il rispetto e la tutela degli spazi pubblici da mettere a disposizione degli street artist, perché l’arte urbana aiuta le città a crescere. Quindi spero che Blu, in futuro, possa di nuovo dipingere per Bologna avendo la garanzia che le sue opere non saranno mai usate con fini commerciali”.
E sempre su Facebook l’europarlamentare civatiana Elly Schlein ha commentato: “Una perdita incommensurabile un gesto fortissimo, con un’eco che arriverà lontano, contro un tentativo avido di privare lo spazio pubblico di opere nate per riempirlo e farlo vivere”. Mentre per Michela Montevecchi, senatrice ex M5s, l’aver staccato i murales per relegarli in stanze chiuse denota una raccapricciante mancanza di rispetto. “La Street Art – sottolinea la senatrice – nasce e vive per sua stessa natura all’aperto, sui muri. Nasce da un gesto politico prima ancora che artistico”.
Ma se a Bologna le opere di Blu sono state cancellate volontariamente dall’artista, nelle Marche dove è nato, invece, alcuni suoi lavori sono stati distrutti o cancellati non per sua volontà. E’ il caso della sua città natale, Senigallia. Qui i murales dell’ex cantiere S.E.P al porto e quelli delle ex colonie Enel sono spariti con la demolizione degli edifici, per fare posto rispettivamente alla ristrutturazione dell’area portuale e ad una lottizzazione immobiliare. Un altro murale al liceo Marconi di Pesaro è stato invece cancellato anni fa dalla Provincia, proprietaria dell’immobile. Ancora visibili invece il palombaro su un silos nel porto di Ancona e altri graffiti a Fabriano.