TORINO – E’ stata recuperata dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Torino una scrivania a doppio corpo con pregiati intarsi di avorio e madre perla, scomparsa nel secondo dopoguerra e considerata uno dei maggiori capolavori del più importante maestro ebanista del periodo sabaudo, Pietro Piffetti.
L’attività investigativa da parte dei Carabinieri è stata avviata dopo la comunicazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Città metropolitana di Torino, che aveva segnalato la mancata esposizione dell’opera nella mostra “Genio e maestria: in mostra a Venaria mobili ed ebanisti della Corte Sabauda”, allestita all’interno della reggia Sabauda, in quanto non più reperibile.
L’opera era stata realizzata dal maestro Piffetti, tra il 1767 e il 1768, su disegno dell’architetto regio Benedetto Alfieri per essere collocata in un piccolo vano murario degli appartamenti ducali di Palazzo Chiablese di Torino. Infatti la scrivania era stata ideata non come arredo mobile autonomo, bensì come perfetta integrazione dell’apparato decorativo della sala, quindi legata alle boiseries, su cui poggiava il corpo inferiore a ribalta, mentre lo slancio dell’alzata ad ali pensili era accolto da un’alta nicchia muraria, tagliata a misura per contenerla.
Secondo le indagini effettuate dai Carabinieri, la scrivania, risparmiata dai bombardamenti di Torino del 1943, era stata venduta ad un privato cittadino e poi, in assenza di autorizzazione esportata all’estero. Era stata trasportata dapprima in Francia, successivamente in Svizzera e come ultima destinazione negli Stati Uniti, ove alla fine degli anni 90 e per un lungo periodo di tempo, era stata esposta al Metropolitan Museum of Art di New York.
A seguito delle indagini l’opera è stata rintracciata presso un privato che, in buona fede, appresa l’illecita detenzione l’ha restituita all’Italia.
In una nota il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, scrive: “L’eccezionale recupero della pregiata scrivania del ‘700, realizzata da Pietro Piffetti, importante maestro ebanista del periodo sabaudo, scomparsa nel secondo dopoguerra dall’Italia, è frutto di un’intensa attività investigativa degli uomini e delle donne del Comando Tutela Patrimonio Culturale che hanno svolto un lavoro impegnativo e delicato, con la collaborazione e il sostegno del funzionari del Mibac, per restituire alla collettività un capolavoro dell’arteitaliana illecitamente sottratto al patrimonio dello Stato. Sono orgoglioso di questo nuovo e straordinario risultato”.
Nel frattempo l’opera sarà portata nei prossimi giorni al Centro di Restauro La Venaria Reale per poi essere esposta entro Natale alla Reggia di Venaria. A comunicarlo Mario Turetta, direttore del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude “L’obiettivo – ha spiegato Turetta – è che questo bene di incredibile valore non rimanga nascosto al pubblico ma venga esposto al più presto. Ora l’opera verrà portata al centro di restauro della Venaria con la speranza di poterlo esporre già nel periodo natalizio, inserendolo magari nel percorso di visita, in onore al genio di Piffetti e a coloro che ne hanno permesso la restituzione. I fondi ci sono già sia per restaurarlo che per esporlo. Poi l’opera tornerà a Palazzo Chiablese, sua sede originaria”, ha concluso Turetta.