FIRENZE – Alle Gallerie degli Uffizi, insieme alla Venere di Botticelli, alla Medusa di Caravaggio, al Tondo Doni di Michelangelo e a tanti altri capolavori, esiste una nutrita presenza di opere nelle quali un ruolo centrale è affidato a personaggi “black”, storici, biblici o mitologici.
Dall’esigenza di andare a riscoprire gli elementi artistici della cultura nera disseminati nella collezione degli Uffizi, nasce il progetto “Black Presence”. Al suo centro, video e dirette sui social delle Gallerie: attraverso l’esplorazione tematica di un gruppo di nove dipinti con protagonisti africani, si illustra e contestualizza la presenza sociale e culturale di quel continente nella coscienza dell’Europa del Rinascimento, testimoniando il fecondissimo rapporto di scambio che già allora aveva luogo tra queste due aree del pianeta.
Al contempo il progetto offre anche spunti di riflessione nel dibattito sui temi razziali che anima la cronaca e la discussione politica attuale.
“Black Presence” prende il via sabato 4 luglio, nella ricorrenza della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America, con un doppio evento live sui social degli Uffizi: su Tik Tok, dalle ore 20, Justin Randolph Thompson, direttore e cofondatore del Black History Month Florence, festival dedicato alla cultura nera organizzato annualmente a Firenze, in una passeggiata tra i corridoi e le sale del museo racconterà le opere, soffermandosi anche sulle istanze di uguaglianza razziale tornate di recente alla ribalta.
A seguire, su Facebook, dalle ore 21, sempre in diretta dalla Galleria delle Statue e delle Pitture, il polistrumentista del Burkina Faso Gabin Dabirè si esibirà in un concerto con strumenti tradizionali africani davanti al Perseo che libera Andromeda di Piero di Cosimo.
A completare l’evento “Black Presence” sarà una serie di otto video pubblicati ogni sabato su Facebook, a partire dal 4 luglio, dove Thompson illustrerà nel dettaglio ciascun dipinto della rassegna social.
“Gli Uffizi – spiega il direttore Eike Schmidt – non sono una ‘turris eburnea’ dell’arte e anzi nelle loro collezioni comprendono i grandi temi della contemporaneità: attraverso l’arte il museo può raccontare la grande storia del passato e fa vivere le opere nel presente. I capolavori infatti parlano una lingua universale che aiuta non solo a capire meglio il loro tempo, ma anche il futuro che intendiamo costruire”.