PADOVA – Tra gli eccezionali prestiti concessi alla mostra “Van Gogh. I colori della vita”, in programma dal 10 ottobre 2020 all’11 aprile 2021, nel Centro San Gaetano di Padova, ci sarà anche la celeberrima “Arlesiana”, proveniente dalla Galleria Nazionale di Roma.
La stessa Galleria Nazionale possiede anche il secondo dei dipinti “italiani” di Van Gogh: “Il giardiniere”. I due dipinti, insieme al “Cabanon de Jourdan” di Paul Cézanne, sono stati i protagonisti di un clamoroso furto, avvenuto nella notte tra il 19 e il 20 maggio del 1998, alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma.
A mettere a punto il colpo furono ladri armati, che imbavagliate le custodi, si chiusero all’interno del museo per poi agire indisturbati.
La notizia del furto fece il giro del mondo, tale era l’importanza e il valore dei tre capolavori rubati.
Le otto persone che componevano la banda al comando dell’italo-belga Eneo Ximenes, vennero individuati e catturati 46 giorni dopo. In quel lasso di tempo i tre dipinti erano stati portati a Torino, dove li attendeva un compratore che però, davanti al clamore sollevato dal furto, preferì non concludere l’affare. Le opere erano state messe in vendita sul mercato clandestino a 15 – 20 miliardi di lire. A raccontare la ricostruzione della storica vicenda fu “Ore 22, furto in galleria” di Francesco Pellegrino, con prefazione dell’allora Ministro ai Beni Culturali Walter Veltroni.
L’Arlesiana della GNAM
L’opera è un olio su tela di 50 x 60 cm, realizzato da Van Gogh nel 1890. L’Arlesiana era la proprietaria del Café de la Gare di Arles, accanto alla Casa Gialla, dove l’Olandese trascorreva molte delle sue serate.
La versione che si potrà ammirare al San Gaetano è probabilmente l’ultima che Van Gogh dipinse in alcune varianti. Venne realizzata mentre il pittore era ricoverato nel manicomio di Saint-Rémy. L’artista non aveva quindi davanti la modella, ma oltre che sul suo personale ricordo, prese soprattutto spunto da un disegno che l’amico Gauguin aveva dedicato allo stesso soggetto, al tempo in cui, nell’autunno del 1888, i due lavorarono insieme nello studio al piano terra della Casa Gialla. Quel disegno, ora conservato nel museo di San Francisco, Gauguin l’aveva lasciato a Van Gogh.
L’Arlesiana qui appare malinconica, invecchiata rispetto ad altre versioni, e questo è perfettamente in linea con la situazione psicologica della donna, che soffriva anch’essa di depressione come troviamo scritto nelle lettere di Van Gogh dei primi mesi del 1890 a Joseph Ginoux, il marito di lei. Per questo motivo, a completare quella che sarà una straordinaria parete in mostra dedicata ai ritratti degli amici di Van Gogh ad Arles, campeggerà anche il famoso ritratto fatto da Vincent proprio a Joseph Ginoux, nell’autunno del 1888, di proprietà del Kröller-Müller Museum, uno dei due templi vangoghiani nel mondo, principale prestatore di questa grande mostra padovana.