VENEZIA – In occasione della 57. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia è stata inaugurata l’installazione dell’artista milanese Maria Morganti, dal titolo Svolgimento di un quadro, a cura di Chiara Bertola, realizzata appositamente per la Caffetteria della Fondazione Querini Stampalia.
I progetti di arte contemporanea della Fondazione Querini Stampalia si sviluppano nel e per lo spazio della Fondazione, perché si considera prima di tutto il luogo come materia e soggetto, capace di esprimere il ruolo di un’istituzione che vuole agire in relazione con il proprio tempo. Il luogo in questo modo si lascia quindi permeare da altri sguardi, senza cristallizzarsi in un’unica forma, testimoniando il dialogo tra i linguaggi dell’arte e il pubblico.
Molti gli artisti che nel tempo si sono misurati con la memoria del Museo, con lo spazio contemporaneo e sperimentale ridisegnato da Carlo Scarpa, ma anche con la facciata cinquecentesca del Palazzo.
Per questo nuovo progetto curatoriale, Maria Morganti è stata invitata a mettersi in relazione con la Caffetteria, progettata dall’architetto Mario Botta. L’installazione permanente vede coinvolte le pareti di questo spazio, rivestite da arazzi creati e sviluppati in stretta collaborazione con Bonotto, una delle manifatture tessili più creative al mondo.
L’artista ha sviluppato il progetto partendo dal Quadro per la Sala dell’800, da lei stessa dipinto nel 2008, durante le visite alle Collezioni del Museo. Prendendo infatti spunto dai colori dei dipinti esposti e in particolare dal fiore tra i capelli de La Modella, 1910 di Alessandro Milesi, come fosse la tavolozza sulla quale il pittore ha ragionato sui propri colori, l’artista nel corso di ogni visita, ne ha accolto uno, lo ha portato con sé nel suo studio e lo ha materializzato in uno strato di pittura sulla tela. Il suo quadro è l’esito della sovrapposizione di queste esperienze.
Per la realizzazione di Svolgimento di un quadro l’artista spiega: “Ho percepito l’architettura, ho sentito lo spazio di Mario Botta come il luogo che dava la possibilità al mio colore di adagiarsi, di stare, di prendere il suo spazio. Ogni singolo colore è espressione di un’emotività incontrollata e ha bisogno di essere tenuto, com-presso, abbracciato, accolto. […] E così accade che la voce dell’architetto si sovrapponga a quella del pittore”.
Ciò che muove Maria Morganti in questo progetto è quindi la relazione, la sintonia, la ricerca di similitudini, uguaglianze e non differenze, la consapevolezza che partendo dai punti di contatto, dall’aderenza con un’altra esperienza possono nascere nuove congiunture.
Questo è quanto accaduto anche con la manifattura tessile Bonotto con cui Morganti è riuscita a confrontarsi in maniera empatica.
“L’opera si compie nella sua interezza, quando saliamo al secondo piano e ritorniamo di fronte al quadro nella Sala dell’800 del Museo. Qui il cerchio si chiude, il progetto si attua nel momento in cui ricomponiamo, attraverso la nostra percezione, il processo a ritroso nel tempo. L’immaginazione torna dove le cose sono nate.”