PERUGIA – I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Perugia, in un’operazione coordinata dalla locale procura della Repubblica, sono riusciti a recuperare 36 reperti archeologici di notevole pregio, databili tra il V ed il III Secolo a.C.
Si tratta di un complesso ceramico cospicuo, per lo più vasi attici a figure rosse o con decorazioni a intarsio a foglia oro, crateri a campana, a volute e a calice, propri della cultura greca e verosimilmente provenienti da siti dell’antica Apulia (Puglia), ma anche ‘ex voto’ che riproducono teste o figure femminili, posti verosimilmente a corredo di luoghi di culto e/o tombe. I reperti sono risultati ben conservati, solo alcuni sono danneggiati, ma a detta degli esperti perfettamente ricostruibili. Tra i pezzi più importanti, un anfora, un cratere a mascheroni e delle teste votive che ancora riportano i colori originali dell’epoca.
Sono cinque le persone denunciate per possesso illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, due uomini e tre donne, tutti residenti in provincia di Perugia. I carabinieri hanno spiegato che non si tratta dei classici tombaroli ma verosimilmente di intermediari.
Le opere sono state rinvenute in tre distinte abitazioni due delle quali a Perugia e una in Cannara, in una di queste erano nascoste all’interno di un pollaio. I reperti rivestono un eccezionale valore storico-artistico e archeologico, hanno detto spiegato i militari in una conferenza stampa nella sede del comando perugino dell’Arma.
Secondo i carabinieri le opere, rinvenute in scavi abusivi, erano destinate ad alimentare il fiorente mercato clandestino, sia nazionale che internazionale, delle opere d’arte.